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Tutti gli
uomini del re
Willie Stark (Sean Penn) cresce in una fattoria in mezzo ai maiali prima di autonominarsi campione della povera gente e farsi eleggere governatore. E' rozzo, astuto e senza scrupoli. Jack Burden (Jude Law) è un giornalista cresciuto dall'altro lato della strada, tra buone maniere e partite a tennis con Adam e Anne Stanton (Mark Ruffalo e Kate Winslet), il migliore amico e il primo amore di estati rimpiante. Louisiana, anni '50. Colori fangosi, popolo analfabeta e ricchi indolenti. Jack pensa, come il Gattopardo, che si possa cambiare tutto per non cambiare niente. Willie urla: "Ogni uomo, un re", costruendo ospedali e strade per i poveri. Willie Stark e Jack Burden si incontrano e si piacciono. Il giornalista, bello ma impotente, prima resoconta per il suo giornale l'ascesa al potere del famelico parvenudai capelli scomposti, poi finisce per fargli da portaborse. Assisterà alla perdita dell'innocenza. Sua, di Willie e di chi è coinvolto nella relazione sadomasochista: l'amico Adam, l'ex amore Anne e l'affettuoso giudice (Anthony Hopkins) che gli ha fatto da padre. Steven Zaillian, autore dell'impegnato A Civil Action (1998), vuole troppo: affresco storico e metafora politica, scontro di classi e perdita dell'innocenza, disillusione ideologica e dramma psicologico. Troppa carne per un fuoco debole. L'edizione italiana dura due ore e venticinque minuti. Ce ne sarebbero volute cinque tanto sono interessanti i personaggi. Lo sceneggiatore premio Oscar per Schindler's List adatta fedelmente l'omonimo romanzo premio Pulitzer di Robert Penn Warren sull'ascesa e caduta di Willie Stark, ispirato al governatore della Louisiana Huey Long, assassinato nel 1935 e collocato dai vignettisti degli anni '30 vicino a Mussolini e Hitler. L'allora Presidente Usa Franklin Delano Roosevelt lo considerava "uno dei due uomini più pericolosi degli Stati Uniti". Già Robert Rossen trasse un film dal celebre romanzo, facendo vincere a Broderick Crawford l'Oscar nel ruolo del controverso Stark. Era una pellicola più sul politico affetto da delirio d'onnipotenza che non sul giornalista che perde l'innocenza. Quello di Zaillian è invece un film più sul giornalista che sul politico. Errore. I tanti struggimenti del pur bravo Jude Law non valgono una singola scena con Sean Penn, vero dominatore. Un re senza corona per un film tanto affascinante quanto irrisolto e narrativamente sbilanciato.