Tra i format più attesi di questo inizio 2024: la quarta stagione della serie ideata da Nic Pizzolatto prosegue nel solco tracciato alle origini. Per la prima volta declinata al femminile, con Jodie Foster e Kali Reis, da non perdere
PHOTO Jodie Foster e Kali Reis in True Detective - Night Country
Pare che
Night Country di Issa Lopez all’inizio non avesse niente a che fare con la serie
True Detective
.
Sembra impossibile: i due capitoli non solo sono legati tra loro, ma l’ultimo rimanda costantemente al primo. Quello che accomuna il grande progetto di Nic Pizzolatto (scrittore, sceneggiatore, produttore), è che le stagioni sono antologiche e quindi apparentemente indipendenti tra loro. In realtà, anche le meno riuscite hanno lo stesso stile ipnotico, musiche e sigle in primis, e a volte diretti riferimenti che le intrecciano indissolubilmente.
Night Country
(da stasera, 15 gennaio, in esclusiva su Sky e in streaming su NOW) non fa eccezione, siamo, in Alaska, un cacciatore prende di mira un gruppo di renne, che all’improvviso scattano in avanti e incominciano a correre come se stesse per accadere una catastrofe. Nel frattempo, alla stazione di Tsala i ricercatori studiano, guardano la televisione, improvvisamente uno di loro va nel panico e ripete “è sveglia”.
Un istante dopo uno degli uomini addetti al rifornimento entra nella stazione e non trova più nessuno. Partono i titoli di testa, carichi di presagi, inquietanti come le notti che si susseguiranno, è dicembre il periodo in cui il buio dura quasi due mesi e sulle note di
Bury a Friend
di Billie Eilish, nulla di quello che ci aspetta è immaginabile. Il capo della polizia Danvers (Jodie Foster, bravissima) prende in carico il caso e mette in moto la macchina per trovare i fisici, biologi che sono spariti e trova un indizio che potrebbe essere legato a un vecchio caso, archiviato per mancanza di prove: Annie Kowtok, ostetrica, attivista, assassinata, apparentemente senza movente, con un’arma mai trovata. Annie K, come la chiamavano a Ennis (città immaginaria dell’Alaska), l’ossessione dell’agente Navarro (Kali Reis). Un tempo Danvers e Navarro lavoravano insieme, ora in comune hanno qualche sospetto e senso di colpa. Due detective donne, le prime della saga ideata da Pizzolatto (qui solo produttore esecutivo), coraggiose, sole, con un bagaglio così pesante che ogni volta che gli diamo una sbirciata preferiremmo non aver visto nulla. Navarro ha una sorella molto fragile, Julie, forse per questo non riesce a dimenticare Annie. “Credi in Dio”, le chiede il fratello di Annie K., Navarro annuisce.
“È bello sapere che non si è soli” continua lui, “invece lo siamo, anche Dio è solo”, risponde lei. Un’indigena che ha perso il senso delle origini, non la capacità di sentire, pure chi non c’è più. Danvers viene svegliata dalla voce di un bambino che bisbiglia “è sveglia”, Navarro in macchina ha una visione. Il ritornello è il medesimo. Danvers vede un peluche di un orso ai bordi del letto, Navarro se lo trova in carne e ossa in mezzo alla strada. Il primo episodio è carico di simboli e sotto storie che generano incubi. Quello principale da cui scaturisce tutto: i cadaveri congelati degli scienziati. Sui volti un ghigno di paura misto a orrore. Nudi, pieni di tagli, uno di loro si sveglia e i conti non tornano. Che cosa è successo e perché, nessuno riesce a capirlo. La regista Lopez intreccia la trama con colpi di scena, e semina indizi per chiudere il circolo di bugie e crimini impensabili, sullo sfondo di paesaggi mozzafiato, in uno stato perenne, di semi veglia tra la vita e la morte. Le allusioni al primo
True Detective
sono ovunque, i riferimenti agli animali, il disegno a spirale presente in tutte e due le serie (ricordate Carcosa?).
Gli elementi sovrannaturali, l’assonanza con antichi e malvagi rituali. La fine è forse repentina, vorremmo che il lungo viaggio nella notte non finisse mai, accompagnati dalla voce suadente di Billie Eilish che ci ricorda
Everybody Dies…