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Trishna
Viaggio in India con incidente di percorso. In altre parole Trishna di Michael Winterbottom (sezione Occhio sul Mondo, che altro?), soporifero adattamento del romanzo di Thomas Hardy che riesce nell'impresa di far rimpiangere The Millionaire.
Il regista inglese gira in lungo e in largo il paese delle caste, di Gandhi e del Punjabi, per raccontare a spizzichi e bocconi - decisamente più spazio ha nell'economia del progetto lo scenario, lo sguardo estasiato sulla regione - la triste storia di una povera ragazza di campagna (Freida Pinto, lei sì un raggio di sole) su cui l'erede di un ricco proprietario alberghiero ha messo gli occhi e poi le mani e poi e poi...tutto fuorché sposarla, nonostante le pupille bagnate, le dolci promesse e le parole d'amore. Finché la donna, fino a quel momento talmente passiva da far apparire Cenerentola una bandiera del femminismo, non scoppia e lava via (col sangue) la vergogna.
Questa in soldoni la storia, sul cui appeal potremmo anche discutere. E' indubbio invece che a Wintebottom non gliene importa nulla dei suoi personaggi e delle loro emozioni: piomba in catalessi drammaturgica e non si riprende più, spacciando l'afasia del racconto per stile, opzione linguistica, dilatazione, documentarismo, improvvisazione.
E pure se fosse? Se avessimo voluto attraversare l'India in lungo e in largo, conoscerne il sapore, la musica, le tradizioni, saremmo partiti e andati in India; se avessimo voluto vedere delle belle istantanee urbane di Bombay o gli incredibili scenari naturalistici, avremmo optato per un bel documentario della BBC o della National Geographic; e se avessimo ancora creduto nella storia di Cenerentola avremmo chiamato la neuro. Condizionali che ci fanno rifiutare incondizionatamente Trishna, operazione gratuita, persino punitiva. Winterbottom e la sua troupe devono essersi divertiti molto, confezionando un prodotto che, data la sua natura glocal, sarà venduto facilmente sul mercato internazionale. Una vera e propria furbata, che non può camuffarne il valore. Perché Trishna resta il brutto mélo girato da un tour operator di talento.