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Josh Hartnett e Ariel Donoghue in Trap. © 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. Photo Credit: Sabrina Lantos
C'è un padre che accompagna la figlia adolescente a un concerto. La star, Lady Raven, è una sorta di Taylor Swift amata dalle ragazzine, che la idolatrano e condividono sui social. Il papà, invece, è una specie di Ted Bundy ovvero un serial killer psicopatico detto The Butcher (Il macellaio) che riduce a brandelli le sue povere vittime. Non è uno spoiler ma l'innesco del congegno dell'ultimo film di Manoj Night Shyamalan, Trap , perché l'attività omicida del genitore viene (quasi) subito svelata. E l'altra rivelazione più graduale è già contenuta nel titolo, visto che il concerto stesso è una trappola: i federali hanno saputo che il temibile killer sarà quel giorno allo spettacolo e hanno organizzato una gigantesca caccia all'uomo per stanarlo. Non sanno che volto abbia, ma sanno che è lì. Non ha scampo, in teoria.
Perché è un grande gioco teorico, questo film di Shyamalan, ma come spesso accade non è freddo intelletto, è anche dannatamente divertente. L'indiano naturalizzato americano è da sempre un hitchcockiano, nel senso che raccoglie la lezione del maestro e la riscrive cucendola sul contemporaneo, esaltandola all'ennesima potenza. Basti pensare al consueto cammeo, che qui ha un valore particolare nell'intreccio... La prima parte è vertiginosa, scava nella carne viva dell'oggi e si rivela uno dei maggiori pezzi di cinema mai girati da M. Night: entriamo dentro un concerto funambolico, dominato dalla star che è Saleka Night Shyamalan, figlia maggiore del regista e cantante vera; sugli spalti c'è Connor (Joshua Harnett), un "bravo padre" che ha accompagnato la figlia, dolce e fragile, già bullizzata dalle compagne di scuole ma che si esalta sulle note del suo idolo. Il racconto sembra parodizzare il concerto per teenager urlanti, una cifra del presente, ma in realtà lo frequenta criticamente: gli espedienti retorici delle canzoni, l'invito a perdonare i nemici, la ragazza che sale sul palco con l'artista, le condivisioni su Instagram e TikTok non sono l'idiozia dell'oggi ma in realtà fanno tenerezza, rivelandosi forse l'unica traccia di sentimento in un film duro e crudele. Proprio una diretta su Instagram avrà un ruolo decisivo, ma non si può dire oltre.
Trap è la storia di un assassino che si dispiega nel classico gatto contro topo: il roditore è Connor, giano bifronte dalla famiglia perfetta e dalla lama affilata, un sublime psicopatico dall'intelligenza superiore che inaugura una serie di trucchi per evitare la cattura. Come ingraziarsi un vigilante nero o far esplodere le patatine fritte... Shyamalan, nato regista del colpo di scena (un equivoco: è molto di più e altro), non è più quello dei finali clamorosi ma dissemina piccoli "turning points" nel corso del racconto, svolte minime e repentine che provocano continui rovesciamenti di fronte. Dopo la parte del concerto, inedita e magnifica, la storia si apre all'esterno e segue la fuga del killer, con Lady Raven che da artista passiva diventa personaggio attivo e l'intervento cruciale della moglie, all'apparenza dimessa, incarnata da Allison Pill. Verrà preso Connor o la farà franca? Come si affronta un folle iper-intelligente nell'epoca dei social network?
Un film che conferma, inoltre, lo sviluppo della factory Shyamalan: dopo The Watchers della figlia minore Ishana, da lui prodotto, ecco l'irruzione della maggiore Saleka nel ruolo della star che interpreta parzialmente se stessa, solo leggermente diversa, come d'altronde M. Night ("Sono lo zio", afferma sornione in cameo). Tutto ciò coltivando da venticinque anni la stessa idea di cinema, stratificata, forte, coerente e trovando il più grande Hartnett di sempre, in grado di variare una vasta gamma espressiva in una sola sequenza, dalla paternità amorevole alla pura psicopatia.
Thriller bagnato nel contemporaneo, delirio da popstar e dominio dei social network, sabotaggio degli stereotipi (i poliziotti, la profiler), fenomenologia di un assassino moderno, magistrale costruzione del film col regista nel ruolo di demiurgo: Trap ha almeno cinque livelli di lettura. Una trappola del nostro tempo, in cui è avvincente cadere, basta essere consapevoli che il thriller è anche comico e l'assassino è tanto spietato quanto beffardo.