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Come ci dice il cinema di Jia Zhang-ke, nel suo ultimo I figli del fiume giallo, uno dei modi per comunicare a livello immediato il passare del tempo e l’evoluzione socio-culturale e politica è la musica. Johnny Ma non usa le canzoni pop ma racconta l’opera tradizionale cinese e le sue ramificazioni profonde in To Live To Sing.
Protagonista è una famiglia che gestisce un piccolissimo e scalcinato teatrino di periferia in cui mettono in scena opere tradizionali del Sichuan.
Ma come molti edifici della zona, anche il teatro sta per essere demolito: la donna a capo della compagnia decide di non dire nulla ai familiari finché non avrà trovato un nuovo luogo in cui recitare.
Il regista parte dal documentario e arriva alla fantasia visionaria realizzando un canto d’affetto verso gli artisti e un atto politico a favore della loro tradizione.
Rispetto al citato Jia, Ma non sceglie la via della metafora o dell’affresco ma affronta la questione in modo diretto, raccontando dell’avanzare distruttivo del capitalismo liberista in Cina nei confronti delle tradizioni artistiche di cui l’opera è un simbolo, e si concentra sulle persone che la rendono possibile: gli artisti, ritratti come una famiglia pazza e che il futuro rischia di spezzare (come nel rapporto con la nipote cantante pop), e il pubblico, sempre più vecchio, sempre più nostalgico.
Di fronte a questa situazione, il film non cerca risposte né conflitti diretti ma punta a far immergere lo spettatore nella dimensione estetica, costruisce degli squarci onirici ed estremamente stilizzati in cui mostrare la potenza dell’Opera, la forza visionaria di un arte che rischia il crepuscolo.
Così, To Live To Sing riesce a mescolare i due estremi assoluti del cinema - la testimonianza e la rappresentazione immaginifica - per immergere lo spettatore nella realtà che sta mostrando, per dare conto della sua condizione ma anche della sua potenza e di ciò che significa per chi la fa. Ma riesce a esplorare tratti così dissimili con la stessa efficacia, mostrando una vitalità stilistica meritevole di attenzione e una capacità di riflessione pacata, apparentemente distante eppure coinvolgente, meno ambizioso di altri maestri, ma ugualmente preciso.