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Titli
Nei sobborghi più poveri di Nuova Dehli, Titli (letteralmente: farfalla) vuole disperatamente tirarsi fuori dagli "affari" di famiglia. Il ragazzo è il più giovane di tre fratelli che, per vivere, rubano automobili. E per farlo non disdegnano l'uso della violenza. Del tutto inaspettata, nella sua vita entrerà invece Neelu (Shivani Raghuvanshi), che sposerà in fretta e furia sempre per volere della famiglia. Lei però ha un altro. E Titli cercherà di portare dalla sua parte la situazione...
L'India, sul grande schermo, non è solamente Bollywood, colori sgargianti o balletti infiniti. Ce lo ricorda l'opera d'esordio di Kanu Behl (dopo 3 documentari), che Cannes ospita nella sezione Un Certain Regard, insolito romanzo di formazione che getta uno sguardo mai consolatorio sulla "metamorfosi" del suo protagonista. Che si chiama Titli (Shashank Arora), ma che ancora sente di essere un bruco. Kanu Behl lo segue incessantemente, senza paura di "impolverarsi" nei vicoli più poveri e malfamati della città, sugli stradoni che tagliano continui cantieri a cielo aperto, soprattutto nella desolazione della piccola casa che divide con i fratelli, con il padre ormai scavalcato dal maggiore dei figli, poi con la neo sposa. Ma non è un eroe Titli, anzi. Il regista è bravo a non scadere nel tratteggio definito di un personaggio che, in alcune occasioni, si comporta in maniera meschina solo per il proprio tornaconto. E stupisce quando, a giochi praticamente fatti, inverte nuovamente la rotta. Per un finale che è lì a ricordarci quanto alla fuga non corrisponda automaticamente la libertà.