PHOTO
Titeuf - Il film
Gli adulti non ricordano di essere stati bambini: Antoine de Saint-Exupéry e Il piccolo principe avevano ragione e Titeuf - Il film ne è l'ennesima dimostrazione: sul grande schermo in animazione, il personaggio dalla testa a uovo e dal ciuffo biondo nato dalla penna del fumettista Zep nel 1992. Ispirato alle sue marachelle d'infanzia, Titeuf dà voce alla visione del mondo che si immagina i bambini possano avere.
Esplicito, irriverente, a volte esagerato: questo piccolo combinaguai non capisce le ragazze né tantomeno gli adulti e d'un tratto si trova a risolvere contemporaneamente due situazioni che lo mandano in crisi. Nadia, la compagna di classe per cui ha una cotta, non lo invita alla sua festa di compleanno e intanto la mamma va via di casa per una pausa di riflessione.
S'innesca così la sua fantasia smisurata, popolata di robot e dinosauri, alla ricerca di un senso in quelli che chiama “drammi esistenziali”. In effetti i genitori preferiscono ricorrere allo psicologo invece di provare a spiegare al figlio la decisione della separazione (in parte perché sono i primi a non capirne i motivi). Il gruppo di coetanei, tra cui il miglior amico Manu, un secchione imbranato e saputello, provano a fornire le più assurde delle soluzioni ma senza sortire il minimo successo.
I grandi gli direbbero di lasciar stare perché deve crescere ancora tanto prima di capire il senso della vita, ma lui non si arrende. Con la tenacia tipica degli adolescenti, si cimenta in imprese rocambolesche e dalle scarse probabilità di successo invece di imboccare la via più scontata, itinerario prediletto da chi già soffre per la crisi di mezza età.
Gli espedienti narrativi usati per il confronto generazionale spaziano dal paradosso al sarcasmo, scivolando spesso nel surreale e nel grottesco. Usando la scorciatoia di gag sopra le righe e poco eleganti a volte la pellicola rischia di trasformare la confusione della pubertà o in un siparietto da cabaret. I ragazzi potrebbero persino trovarlo divertente o comico, mentre gli adulti potrebbero storcere il naso, interdetti.
In effetti il progetto parte con le migliori intenzioni e usa un linguaggio politically uncorrect per catturare l'attenzione dei teenager e strizzare l'occhio ai genitori. Prova a raccontare le contraddizioni delle famiglie di oggi spogliandole di ogni alibi e giustificazione, ma eccede nei toni e calca troppo la mano. Oltre a non dare risposte, forse non si pone le domande nel modo giusto e lascia al pubblico il compito di orientarsi in questo labirinto di follia altrimenti conosciuto come età adulta.