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Cinque anni dopo Raw – Una cruda verità, il teen movie antropofago alla Semaine 2016, la francese classe 1983 Julia Ducournau approda alla competizione di Cannes, edizione 74, con Titane.
Acclamata enfant prodige del genere (horror) in patria, consacrata internazionalmente dai due episodi di Servant firmati per M. Night Shyamalan, guarda soprattutto a Crash di David Cronenberg per l’opera seconda, affidata a due anime in pena, se non morte, quali Alexia (Agathe Rousselle) e Vincent (Vincent Lindon), chiamati dal destino - beffardo – a un rapporto figlio-padre, inzeppato di tutto quel che può venirvi in mente: women’s empowerment, pulp, gore, Nikita, Leon, horror, interazione, anzi, fusione uomo-macchina, transumanesimo, travestitismo e proseguite voi.
La storia. Alexia, una lamina di titanio innestata alla tempia in seguito a un incidente stradale in tenera età, balla, uccide e copula con le auto; Vincent, un anziano pompiere, combatte a botte di steroidi il lutto per il figlio scomparso dieci anni prima. Crash è appunto preso alla lettera, ma sgrammaticato: il grado zero, poi un affastellamento di eccessi, tirate, estroversioni, soprattutto tanta confusione e cattivo gusto.
Tuning e pompieri, gravidanze e tabù, paternità e omicidi seriali, Titane partorisce un topolino, ma anche sulla montagna ci sarebbe da dire: il concorso pochissimo c’azzecca, la sezione di Mezzanotte avrebbe giovato, e nulla più. Di titanico c’è solo lo sforzo dello spettatore.