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This is England
Inghilterra, 1983: i padri sono morti alle Falkland, la scuola finisce, l'accettazione dei coetanei non è scontata. Piccolo e tosto, Shaun (Thomas Turgoose, straordinario) è alla ricerca: identità, diremmo, ma non solo. La risposta è un gruppo di skinhead: teste rasate e Dr. Martens, l'appartenenza come segno più che ideale. Ci sono i modelli - Woody e la sua ragazza Lol - e i pecoroni - l'obeso Gadget - ma non solo: c'è Combo (Stephen Graham, fuori di testa alla grande), appena uscito di prigione, e incazzato con il mondo. Violento e rancoroso, fragile e fottuto, massacra un nero per invidia e avvicina il gruppo al National Front: non si scherza più, i raid aumentano, e anche il piccolo Shaun deve scegliere da che parte stare e, forse, che fare da grande.
Comunque, che fatica: This is England di Shane Meadows arriva in sala a oltre quattro anni dalla presentazione a Toronto e Roma. Meglio tardi che mai: è un film splendido, che rimane per la capacità di fare ensemble e regalare assoli, mappare il periodo storico ed esaltare la latitudine umana. Meadows prende dalla sua adolescenza nelle Midlands, e scava nelle dinamiche del gruppo, montando d'epoca incipit ed epilogo: dalla Thatcher alle Falkland, passando per i Duran Duran e la Croce di San Giorgio che sventolava edonismo ma veniva listata a lutto dalla sperequazione. Disincanto, dunque, visto con gli occhi di Shaun, che non è il solito Davide contro Golia: crisi, ultraliberismo e macerie sociali sono giganti per cui non esistono fionde utili.
Ma Meadows non nasconde la mano: la sua pietra vola tra Loach e Doillon, Smiths e Specials (colonna sonora da brividi, tra originali e cover) e colpisce al cuore. Al cuore di un Sistema che non è più, ed è ancora: This is England, ma questo è anche il nostro mondo. Eppure, qualcosa è cambiato: oggi anche quella fessa e violenta “ideologia” è nostalgicamente canaglia. Perché qui e ora stiamo peggio: solo pelle, senza testa, altro che skinheads. Ma è un film da non perdere, davvero.