Dal romanzo Il principe dei ladri di Hogan Chuck, ecco il principe della malavita bostoniana - stiamo parlando di cinema! - Ben Affleck, che dopo Gone Baby Gone torna nella capitale del Massachusetts a giocare a guardie e ladri. Per non lasciare dubbi sull'importanza del setting, il titolo è appunto The Town, teatro e attore urbano per un heist-movie poco innovativo, se vogliamo, ma ben fatto. 
Ogni anno a Boston ci sono più di 300 rapine in banca e la maggior parte degli "addetti" vive nel miglio quadrato di Charlestown, come Doug MacCray (Affleck), padre criminale e hockey sfumato in carnet e un quasi fratello nel duro Jem (Jeremy Renner). Rapina sia, dunque, ma non mancano gli effetti collaterali: Jem prende brevemente in ostaggio la dirigente della banca Claire Keesey (Rebecca Hall), poi la rilascia, ma va in paranoia, sospetta, vuole zittirla. Temendo le ripercussioni del brutale pragmatismo di Jem, del caso Claire si incarica Doug, trasformandolo da criminale a sentimentale: ovviamente, la donna non sa che l'incontro non è casuale, che l'affascinante sconosciuto è uno degli uomini che l'hanno terrorizzata solo qualche giorno prima. Comunque, l'amore sboccia: Doug vuole lasciare Boston e rapine, ma con i Federali guidati dall'agente Frawley (Jon Hamm) e l'ostacolo Jem non sarà facile...
Raddoppiato al Lido non competitivo dal fratello Casey e dal cognato Joaquin Phoenix, regista e protagonista del mockumentary (?) I'm Still Here, Affleck confeziona un'opera seconda del tutto dignitosa, che non avrebbe sfigurato in Concorso. Se la scansione narrativa non esce dai binari del genere, viceversa, la consuetudine del regista alla "sua" città crea un pregevole effetto a cascata, facendo piovere autenticità, spessore e fervore su personaggi e attori, sincronia e parossimo sulle rapine e spari più veri del vero nei conflitti a fuoco. Tutti bravi gli interpreti, soprattutto Renner e Hamm, tutti coinvolti a fare "colpo", senza strafare, senza premere il grilletto sui cliché, senza rassegnarsi alla denotativa detonazione del "prendi i soldi e scappa". Sì, c'è anche approfondimento psicologico in formato famiglia (il rapporto col padre e la "Famiglia" di Doug) e amicizia (la dialettica con Jem) ad alzare il livello, mentre l'affaire Doug-Claire, seppur gli attori non abbiano colpe, sconta l'inverosimiglianza di base. Ed è l'unico macroscopico problema di The Town, cui avrebbe giovato anche l'epilogo del libro: qui non si tradisce, ma forse manca il coraggio.