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The Sky Crawlers
A Venezia atterrano i "Kildren", piloti geneticamente modificati per un'eterna adolescenza e addestrati per combattere in un war game aereo organizzato dagli adulti. Sono loro i protagonisti del secondo anime in concorso alla Mostra, The Sky Crawlers di Mamoru Oshii, il maestro nipponico di Ghost in the Shell e Innocence.
Dalla serie a fumetti in sei volumi di Hiroshi Mori, il regista porta in cielo i Kildren, emblematica crasi di Kill e Children: accomunati dall'apatia a terra, (ri)vivono solo in volo, e solo lì possono morire, dandosi battaglia per le logiche dell'entertainment adulto. La guerra serve alla pace - questo l'assunto di fondo - ancor più se piegata alle esigenze della spettacolarizzazione massmediatica, con virate, cabrate e mitragliate letteralmente on the air.
The show must go on, pane quotidiano dei Kildren, che assorbono in sé l'eredità dei kamikaze e la contemporaneità dei figuranti televisivi. Difficile distinguerli l'uno dall'altro, difficile perché il loro patrimonio genetico non può andare disperso, e allora l'innamorato di un tempo, assassinato per devozione, può ritornare sotto mentite spoglie, e colpire di nuovo al cuore - si fa per dire...
Stupende le musiche di Kenji Kawai, ottimo il sonoro curato dal lynchano Randy Thom, The Sky Crawlers riesce per 122' in una perfetta alchimia di matite e CGI, le prime a disegnare l'atonia e la depressione del suolo, la seconda a regalare nubi soffici, evoluzioni aeree, eliche vorticose e destini incrociati. Ma è una sinergia riuscita solo sul piano formale: a terra rimane pure la psicologia dei personaggi, appena tratteggiati, appena interessanti, mentre l'altitudine è solo war game, splendide mosse senza un perché.
Oshii in the sky, without diamonds.