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The Shameless
Il confine tra denuncia e ostentazione compiaciuta è ampiamente superato a favore della seconda in The Shameless di Konstantin Bojanov. Regista bulgaro che aveva già presenziato la Croisette con il film d’esordio, Avé, lanciato alla Semaine. Era il 2011. Non un ritorno in grande spolvero quello in Un Certain Regard, forse per l’imbarazzo di dover dirigere una coproduzione internazionale con una preponderante componente indiana. Dal setting ai colori, dal tono al registro sembra tutto fuori formato, eccessivo, al limite del pornografico. Quando si dice rimestare nel torbido.
Nadira, la nostra eroina, è una prostituta che dopo aver ucciso un cliente, un agente di polizia violento, fugge da un bordello di Delhi nel cuore della notte per trovare rifugio temporaneo in una comunità di prostitute Devadasi nel sud dell'India. Una volta sul posto conosce, seduce e si innamora, di Devika, una ragazza di 17 anni emotivamente fragile. L'incontro con Renuka spingerà Devika a confrontarsi con la madre e a ribellarsi all'istituto secolare e oppressivo delle consacrazioni religiose.
Le due protagoniste ce la mettono tutto a infondere personalità al racconto, ma il problema è a monte: in una scrittura che non riesce a gestire adeguatamente i vari passaggi narrativi – sempre tirati via bruscamente – e a trovare una coerenza di approccio tra il mèlo lesbo, il film di denuncia e la trama noir. Dal canto suo la regia appare spaesata, non va mai per il sottile, si fa prendere la mano procedendo per accumulo di situazioni via via più sconcertanti che finiscono però solo per torturare lo spettatore senza dargli altri chiavi di lettura e di approfondimento. In mezzo a tanta confusione l’incoerenza tra i codici del realismo e gli intermezzi onirici passano quasi inosservati. Il crescendo di brutalità non arriva mai a catarsi ma può solo interrompersi con un’ultima – e insensata – scena di violenza finale.