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Jude Law in The Order - Foto Michelle Faye
Il 18 giugno del 1984 il conduttore radiofonico ebreo Alan Berg viene barbaramente ucciso a Denver. Sulla storia di Berg venne scritto un libro, poi adattato a teatro da Eric Bogosian. E proprio Bogosian, nel 1988, è il protagonista di Talk Radio di Oliver Stone, che sul grande schermo raccontava la vicenda di quello speaker così avverso al pensiero reazionario.
Ora l’australiano Justin Kurzel – per la prima volta in concorso a Venezia – si concentra invece su quel biennio, 1983-84, ricordandoci che l’omicidio di Berg era solamente la quinta delle sei fasi previste dal testo (I diari di Turner di William Luther Pierce) preso a simbolo-guida da una brutale milizia che in nome del suprematismo bianco aveva in programma di sovvertire dal di dentro la democrazia americana.
The Order – titolo che esplicitamente si rifà al nome di quella frangia neonazista capitanata da Bob Mathews (Nicholas Hoult) – è un muscolare film di genere, caccia all’uomo nelle profondità di un odio sempre più montante, che sa giocare molto bene con i registri del poliziesco e dei più classici heist movie: naturalmente la peculiarità del film di Kurzel (qui forse al suo meglio) è da rintracciare nella predittività di una vicenda che, seppur lontana ormai 40 anni, anticipa le radicali trasformazioni sociopolitiche che nei decenni successivi hanno portato l’America a dividersi sempre di più e a fare i conti con la presa di Capitol Hill il 6 gennaio del 2021, dove – come ricorda lo stesso regista – “vennero appesi dei cappi a imitazione dell’immaginaria insurrezione descritta in The Turner Diaries: il primo piano generale di terrorismo interno in America”.
Il film, come detto, parte dal 1983, quando una serie di rapine in banca, operazioni di contraffazione e rapine a mezzi blindati sta instillando il terrore nel nordovest degli Stati Uniti. Tra la confusione delle forze dell’ordine che si affannano per trovare risposte, il solitario agente dell’FBI Terry Husk (Jude Law) appena trasferitosi in Idaho, anche grazie all’aiuto di un agente locale (Tye Sheridan), giunge alla conclusione che non si tratta di criminali comuni assetati di denaro, ma di un gruppo di pericolosi terroristi interni al seguito di un leader radicale e carismatico, che stanno tramando una devastante guerra contro il governo degli Stati Uniti.
Soffre continuamente di epistassi il personaggio di Jude Law (bravo in questa interpretazione così trattenuta e crepuscolare), presagio di uno spargimento di sangue non più controllabile?
Serrato e avvincente, The Order (che anticipa di qualche mese le elezioni americane...) regala un paio di notevoli sequenze degne del miglior action d’autore e non perde mai di vista la tensione sotterranea di una minaccia che non sembra essersi spenta allo spegnersi di quel movimento: “Un colpo di avvertimento di ciò che è stato e di ciò che potrebbe accadere”.