È un viaggio nel potere creativo ed innovativo delle arti The Opera! - Arie per un’eclissi, film musicale per la regia di Davide Livermore e Paolo Gep Cucco, al cinema come evento il 20-21-22 gennaio 2025.

È un’avventura che permette allo spettatore di toccare in un solo viaggio, quello della visione del film, le tappe costituite da diversi linguaggi artistici: si parte dal cinema per passare alla musica operistica, al musical, la musica pop, il teatro, la danza, la letteratura, la moda, la pittura…

Allo spettatore The Opera! è servito nella forma del cinema e questa arte occorre allora considerare per parlarne.

Anzitutto la storia, Orfeo ed Euridice. Il mito rivive a più livelli, a cerchi concentrici: nella cronaca che fa da cornice alla trama, nella rilettura del mito, nel viaggio nel melodramma e in tante arie famose di altrettante opere utilizzate per dare sostanza alla storia.

La guida, sicura è quella di Davide Livermore che conduce l’articolato dispositivo narrativo nella scorribanda tra le pagine ritagliate dai grandi melodrammi (Orfeo, Carmen, Boheme, Traviata…), ricomposte come colonna sonora di un moderno musical.

Un film che dal punto di vista visivo si fonda su due pilastri. Anzitutto la lunga serie di iconiche citazioni: Grand Hotel Budapest di Wes Anderson, Blade Runner di Ridely Scott, Moulin Rouge! di Baz Luhrmann, La città incantata di Hayao Miyazaki fino a Settimo sigillo di Ingmar Bergman. Poi le meraviglie delle tecnologie digitali più innovative della virtual production, ambiente che Paolo Gep Cucco padroneggia come pochi in Europa. L’utilizzo che ne fa non è finalizzato a stupire lo spettatore ma è al solo servizio della sceneggiatura.

A sostenere la cinematografia nel raccontare la riedizione del mito c’è la forte presenza del virtual screen che non ha solo una funzione ancillare, un trucco tecnologico per realizzare ciò che non si può creare fisicamente.
Il ruolo del digitale qui è poietico, ha una funzione metanarrativa, crea una realtà e la supera raccontandone il senso: tutte le arti evocate nel film vengono fuse dal digitale con i loro codici, i generi e i linguaggi, forgiati per creare un nuovo accadimento di una storia mitologica, antica ma senza tempo, nell’eternità dell’oggi.

Le vicende umane dei novelli Orfeo e Euridice chiedono di essere trasfigurate “dal potere dell’amore” che non si esaurisce come l’istante esatto di un eclisse di sole ma che dura tutto il tempo necessario per tentare la salvezza di chi si ama e - attraverso questa - la propria salvezza.

Il cast è per buona parte di provenienza operistica (con esiti recitativi felici in non tutti i casi) e laddove si ricorre a grandi attori cinematografici come Vincent Cassel, Fanny Ardant, Rossy De Palma, la differenza spicca.

Il film scorre via piacevolmente, la visione è coinvolgente, l’impianto musicale operistico affascina ed è ben articolato grazie anche al lavoro connettivo originale di Mario Conte.

Un lavoro che accarezza i sensi, attiva il cuore, stimola la memoria dei classici, invita alla riflessione sulla condizione umana e sul suo destino.

The Opera!, venduto già in molti paesi da Adler Entertainement (coproduzione Rai Cinema) non correrà all’estero il rischio che deve affrontare in Italia, dove è forte la critica di chi sostiene l’intangibilità formale di ciascuna delle “nobili arti” evocate nel film e reciprocamente contaminate.
Occorre però ricordare ai “puristi” delle arti e dei generi che senza contaminazioni oggi non avremmo quelle forme espressive che adesso definiamo pure: cosa è infatti il cinema - ad esempio - se non la contaminazione delle arti precedentemente apparse?

Davide Livermore e Paolo Gep Cucco con la loro sperimentazione hanno anche questo merito: percorrono una strada possibile per anticiparci un futuro prossimo per la settimana arte.