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Colin Farrell e Rachel Weisz in The Lobster
David (Colin Farrell) è rimasto solo come (e con) un cane. Secondo le leggi vigenti, deve essere trasferito in un lussuoso hotel dove avrà a disposizione 45 giorni di tempo per trovare una nuova compagna. Terminato quel lasso di tempo, sarà trasformato in un animale a sua scelta e lasciato libero a vagare nel bosco.
Questa è la (forte) premessa da cui muove The Lobster (l’aragosta), il nuovo atteso lavoro del regista greco Yorgos Lanthimos (già apprezzato per Kinetta, Dogtooth e Alps), qui al primo film girato in lingua inglese e interpretato da un cast internazionale (oltre all'imbolsito Farrell, troviamo Ben Wishaw, John C. Reilly, Rachel Weisz, Léa Seydoux e Olivia Colman), premiato per la sceneggiatura allo scorso Festival di Cannes.
Il poster del filmNuovamente attratto dalle esasperazioni dei giorni nostri (in Alps era raccontata la storia di un gruppo di attori che – dietro compenso – “interpretava” l’esistenza di chi non c’era più…), Lanthimos questa volta ci conduce in un futuro molto prossimo, naturalmente distopico, in cui rimanere single è vietato e dove, al tempo stesso, è proibito stabilire relazioni sentimentali una volta che di decide di unirsi ai “solitari”, nutrito gruppo di persone che vive nel bosco e che, ciciclamente, deve fare in modo di non essere catturato dalle squadre di “cacciatori” provenienti dall’Hotel.
L’idea, come detto, è davvero suggestiva e, soprattutto, sopravvive con entusiasmo nella prima parte del film, quella che il regista riesce a gestire meglio, spaziando abilmente tra dark comedy e grottesco. Già in questa fase, però, inizia a manifestarsi il problema che accompagnerà poi, con forza sempre più crescente, il lavoro di Lanthimos, troppo innamorato di se stesso da non accorgersi che messa in scena, ralenti e sviolinate avanguardiste à la Bartók finiranno per avere la meglio sullo sviluppo del racconto. Che da metà film in poi diventa prevedibile, e noioso. A dispetto di uno spunto sul quale, tutto sommato, si potrebbe anche tornare a ragionare per creare un’interessante serie tv. Ora come ora, però, The Lobster somiglia solamente ad una puntata lunga (ed estenuante) di Black Mirror.