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The Intruder
Le voci ci circondano quasi in ogni istante della vita. Il modo in cui una persona parla può rivelare un’infinità di declinazioni espressive. E anche Inés (Érica Rivas) deve padroneggiare questo vastissimo repertorio di colori vocali.
È un'attrice, cantante e doppiatrice che vive a Buenos Aires. Ha una relazione con Leopoldo, un uomo bello e insopportabile, interpretato in modo convinvcente da Daniel Hendler.
Perché Inés sta con lui non è chiaro, ma non importa, la domanda semmai è perché Leopoldo cade dal balcone dell'hotel dove sono in vacanza e muore? Saltato? Spinto? Anche poco chiaro, in ogni caso Inés perde il controllo della e sulla sua voce e lentamente anche sulla percezione della realtà.
Il film di apertura Concorso della 70. Berlinale, The Intruder (El Profugo) di Natalia Meta è un’idea forte, ma realizzata debolmente.
Che dopo un'esperienza traumatica, una persona perda il controllo sulla propria psiche è un tema noto, anche cinematografico. Se si vuole raccontare qualcosa di nuovo, c’è bisogno di un'idea geniale. Quella di The Intruder è l’argomento della voce, ed è un’ottima idea.
La pellicola però si presenta lenta. Ci sono momenti che promettono: quando le registrazioni sonore subacquee sono combinate con i suoni elettronici. O quando strani rumori appaiono all'improvviso sulla voce di Inés. Ma nel corso della storia manca l'urgenza della narrazione.
Manca il coraggio di dare più spazio formale alla forte idea di base del film. E questo è il problema di The Intruder, perché non riesce a funzionare come il thriller psicosessuale che annuncia di essere. Intrusi da un’altra dimensione che vogliono la psiche e il corpo in Inés, si manifestano come voluminosi rigonfiamenti sotto le coperte che strisciano in direzione dell’area pubica.
O come persone apparentemente reali, come il sintonizzatore di organi Alberto, che scava nella psiche di Inés in modo sensibile ma non molto erotico. Ma insomma è un thriller, un horror, o un melodramma cerebrale à la Almodovar?
La confusione non è da imputare agli attori. Nahuel Pérez Biscayart in particolare, come accordatore di organi e nella relazione con Inés, è una benedizione fin dalla sua prima apparizione. Tuttavia, non c'è posto neanche per lui per un'esibizione degna di un Orso.
Anche quella di Érica è un’ottima performance. La sua paura e insicurezza sono convincenti. La macchina da presa invece è memorabile. Un drone sparato all'inizio del film è particolarmente memorabile.
Quando la mdp si libera dall'amante che è appena morto, si arrampica in aria, scivola sull'enorme resort dell'hotel, si libra sulle foreste del Messico, corre sulla spiaggia e sul mare e infine si ferma con una vista dell'orizzonte è un momento cinematografico degno di nota.
The Intruder è un film con una premessa forte, con alti valori visivi, alcune idee formali entusiasmanti, ma anche tanta mediocrità narrativa e drammaturgica.