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The Hole in 3D
Sei anni dopo Looney Tunes: Back in Action, Joe Dante prova a tornare nell'alveo del cinema mainstream con un onesto prodotto d'atmosfera. Più che un horror, un film di paura. La stessa che si annida nei recessi della nostra mente, metaforizzata dal “buco” – The Hole, il titolo – nel quale finiscono inghiottiti i due piccoli protagonisti della pellicola, Dane e Lucas, precipitati nella botola di casa come fa l'Alice nel Paese delle Meraviglie. Peccato che di meraviglioso qui non ci sia nulla, film compreso, fermo sulla soglia di una dignitosa ovvietà.
Per riacquistare credito presso gli studios hollywoodiani Dante gioca la carta della prudenza, più attento a non scuotere i suoi futuri, potenziali, committenti che a scioccare il pubblico. E anche la grande novità, il 3D, viene usata in maniera convenzionale, per dare giusto un po' di profondità. Certo, il padre dei Gremlins conosce il mestiere e lo dimostrano gli impercettibili movimenti di macchina, il raffinato gioco di ombre e luci, l'accurato ricamo figurativo. Una tessitura simbolica – ci sono pupazzi assassini, uomini neri, poltergeist e labirinti kubrickiani – degna di un archeologo di genere. Che proietta il film in una sorta di limbo estetico, tra suggestioni retrò ed effetti déjà-vu.