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Una scena di
The Guardian
Se ricordate Ufficiale e gentiluomo avete già visto la metà romantica del film. L'altra è invece un frullato, aggiornato in tempi pace precaria, dei più logori titoli americani sulla guerra e il Vietnam. Accuratamente smussato ogni angolo, l'imperativo del politically correct suggerisce una traslazione dalle accademie militari a quella della Guardia Costiera. Con le pinne, senza il fucile e gli occhiali, l'eroismo pacifista dei nuovi cadetti si reindirizza contro le forze della natura. Per il resto flessioni, machismo e marcette sono le stesse di sempre. Condite ovviamente di un pizzico di romanticismo e, soprattutto, della maschia ma sofferta intesa fra i più duri della compagnia. Uno è l'inarreso Kevin Costner, in brizzolata veste di istruttore. L'altro l'aitante Ashton Kutcher, espressivo soprattutto dal pettorale in giù. Ad avvicinare gradualmente i due è il tormentato passato da cui entrambi cercano di affrancarsi. Anche qui le dinamiche sono però tutt'altro che nuove. Il regista Andrew Davis (lo stesso del Fuggitivo e Danni collaterali), alterna sprazzi di relativa spettacolarità in mare alla parabola umana di scontro-incontro e proiezione, che ormai prevediamo e rivediamo da anni. Principale merito del film, a parte il fisicaccio di Kutcher che farà sognare le fan, è però quello di averci fatto rivalutare dei film sul Vietnam che avevamo rimosso da anni.