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The G
Vi mancano i primi fratelli Coen? Vi piacciono i thriller non allineati, in cui il lavoro sul genere s’infetta di autorialità? Gradite i personaggi femminili totalizzanti, eterodossi quanto magnetici? E con la solidarietà sororale, tra una nonna e una nipote senza legami di sangue, come siete messi? E la vendetta, attuata senza risparmio di plot twist e con buona dose ematica, vi titilla nel profondo? E le atmosfere parimenti invernali e crepuscolari, con voltaggio esistenziale e indole senescente, vi attraggono?
In caso di risposte affermative, il vostro film è The G di Karl Raudsepp Hearne, inserito da Felice Laudadio nel Panorama internazionale del quindicesimo Bif&st.
L’originalità non gli difetta, la declinazione al femminile spariglia carte e topoi, ma nulla – o comunque molto meno – potrebbe la sortita poetico-stilistica di Hearne, regista, sceneggiatore e produttore, senza il kick ass anti-hero che mette al centro della scena: Dale Dickey, l’eponima G, che sta per Granny ma scordatevi la solita nonnina.
Bel personaggio, pardon, persona questa Dickey, caratterista di razza, volto segnato e licenza d’invenzione umana, troppo umana, qui nei ranghi invero non ridotti della (anti) eroina di gusto e sostanza, capace di tutto per vendicare il marito disabile picchiato a morte in una RSA e regolare affari più o meno sporchi sulla scorta di un non meglio precisato passato criminale.
Dopo che un tutore legale corrotto (Bruce Ramsay) la mette in una casa di cura col marito moribondo per impossessarsi delle sue proprietà, Ann (Dickey) cerca riscatto con l'aiuto, non richiesto, di sua nipote Emma (Romane Denis, davvero niente male), che la chiama "The G".
Ambientato qui e ora nel coté industriale di una non meglio precisata città americana, The G frulla soldi, amore e violenza per una miscela non comune e mai stucchevole.
Gli attori sono superbi, il manicheismo lascia il passo alla fallibilità e alla corruttela, la forza alla debolezza più o meno momentanea, sicché il noir assume altri colori, il thriller accoglie altre sensazioni, e che dire della terza età oggetto, anche politico, di predazione?
In barba ai Coen e a McCarthy, è un paese per vecchi, almeno, per una: The G, davvero larger than life.
Ora portatecelo in Italia.