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The Equalizer
C'è un cinema che non muore mai. Che si riplasma dalle ceneri anni '80 dei muscolari Tony Scott, John McTiernan e compagnia cantante, che ripropone – aggiornandolo per contesto, non per modi – lo spettacolare conflitto da Guerra fredda con cui la filmografia a stelle e strisce si è alimentata per decenni.
Antoine Fuqua non tornerà forse più ai livelli di Training Day (anche se con Brooklyn's Finest ci andò molto vicino), quello che conta è che – ancora una volta – al netto di inverosimiglianze e situazioni al limite, costruisce un film (liberamente ispirato alla serie tv Un giustiziere a New York) che non smette mai di farsi guardare.
Il regista ritrova Denzel Washington (sul quale andrebbe scritto un saggio: sembra recitare lo stesso ruolo da sempre e ogni volta convince), lo cala in una quotidianità di lavoro, letture e tè notturni: un uomo tutto d'un pezzo, ben voluto e pronto a farsi carico delle difficoltà altrui. Come quelle della giovane prostituta Teri (Grace Moretz), picchiata selvaggiamente dal pappone russo che ne detiene il “cartellino”. Eccola la scintilla che porterà l'uomo a rispolverare doti appartenenti ad un passato di cui ignoravamo l'esistenza: nasce il vendicatore. E con lui un film che non muore mai.