In un ideale passaggio di testimone, e di mezzo di locomozione, Bill Murray scende dal sottomarino (non salendo sul treno) e Adrien Brody prende posto in carrozza, per la prima volta in compagnia del cinefilo geniale e un po' autoreferenziale Wes Anderson. The Darjeeling Limited è il treno delle linee indiane dove si svolge l'omonimo film presentato, in concorso, dal regista texano. Preceduto da un cortometraggio che ci svela il pregresso di uno dei tre fratelli Whitman, The Darjeeling Limited riassume i pregi (molti) e i difetti (qualcuno) di un autore che è riuscito a creare uno stile fatto di rimandi colti e dissonanze di ritmo. Le quali, nei momenti diciamo così di riflessione, si compiacciono un po' troppo al punto di andare a scapito di una narrazione che ha invece i suoi momenti migliori quando è accompagnata da una robusta partecipazione muscolare degli interpreti. La storia è quella di tre fratelli che da un anno non si parlano più e che grazie al maggiore di loro vengono riuniti nel convoglio del titolo per un viaggio in India alla ricerca della armonia perduta. Insieme a loro un pesante bagaglio di bugie e omissioni ma anche di decine di valigie delle quali si sbarazzeranno alla fine dell'avventura. Come diceva K.K. Jerome in Tre uomini in barca, "ricordati di non portarti mai troppa zavorra con te: solo poche ed essenziali cose, come l'amicizia delle persone care". Così i tre fratelli si libereranno delle loro pesantezze esistenziali e potranno riprendere un viaggio che di fatto si era interrotto. Sullo sfondo la morte del padre e la presenza di una madre (Anjelica Huston, splendida) che si è fatta suora per dedicarsi al prossimo forse perché incapace di rivolgere le stesse attenzioni ai soli figli. Wes Anderson dirige con maestria i tre protagonisti, compreso il non ancora citato Jason Schwarzman, anche sceneggiatore insieme al regista e a Roman Coppola, nella parte del più giovare dei tre, Jack. C'è una curiosità a questo proposito che ci solletica. Il fatto che questo personaggio percorra tutto il film scalzo ci ha fatto venire in mente la famosa copertina di Abbey Road, dove i Beatles uno dietro l'altro attraversavano la strada con Paul Mac Cartney che pure non indossava scarpe. Tralasciando la questione tra i fautori del PID (Paul is dead) e quelli del PIA (Paul is alive), è possibile che il raffinato Anderson si sia lasciato andare ad una citazione tanto criptica quanto plausibile: anche i fratelli Whitman, come i Beatles, vanno in India per un ristoro spirituale e anche se il numero (tre Vs quattro) non combacia la leggenda dice che Paul perse i denti, (come Owen Wilson), che il gruppo aveva litigato, (come i nostri protagonisti) e che, soprattutto, la ragazza con la quale Jack/Schwartzman ha una relazione si chiama Rita, esattamente come l'autostoppista che Paul Mac Cartney raccolse per strada pochi minuti prima del fantomatico incidente che gli sarebbe costato la vita. A questo punto aspettiamo dei riscontri o delle smentite. Di certo questo aspetto potrebbe essere uno dei più intriganti del film di Anderson, che come ogni film va oltre le intenzioni del regista. Forse.