Va da sé che una vicenda tragica come quella di Brandon Lee, morto sul set a causa di un incidente, ha rafforzato lo statuto di culto de Il corvo, film di Alex Proyas peraltro piuttosto sintomatico del suo decennio, gli anni Novanta, tra stilizzazioni postmoderne e suggestioni gotiche dentro una cupa fantasia urbana. Trent’anni dopo, il fumetto di James O’Barr – che lo creò alla fine degli anni Ottanta in seguito alla morte della fidanzata – trova un nuovo adattamento, il che permette al film di affrancarsi dall’ingombrante fantasma del remake.

Produzione lunga e tormentata: si inizia a parlarne nel 2008 con Stephen Norrington alla regia e Mark Wahlberg come protagonista (più Nick Cave a revisionare la sceneggiatura), dopodiché dal 2011 al 2022 la regia passa tra le mani di Juan Carlos Fresnadillo, F. Javier Gutiérrez e Corin Hardy (e chissà quanti altri) e per il ruolo di Eric Draven si fanno i nomi di Bradley Cooper, Channing Tatum, Ryan Gosling, James McAvoy, Tom Hiddleston, Alexander Skarsgård, Luke Evans, Sam Witwer, Jack Huston, Jack O’Connell, Jason Momoa (più Kristen Stewart, Andrea Riseborough e Jessica Brown Findlay per la parte di Shelly). In tutto ciò, lo stesso O’Barr non ha mai nascosto di essere scettico sulla faccenda: niente avrebbe superato il cult di Proyas con Lee.

The Crow - Il corvo
The Crow - Il corvo

The Crow - Il corvo

(Eagle Pictures)

All’assetto finale, Rupert Sanders a dirigere, Zach Baylin e William Schneider in sede di sceneggiatura e Bill Skarsgård come protagonista, si arriva nell’era post-Covid, e quel senso di sospensione – la vita e la morte, il passato e il presente, l’incubo e la realtà, la lucidità e la droga – è la cifra su cui si edifica questa nuova trasposizione del graphic novel, che nello sguardo dell’animale titolare trova la prospettiva più ovvia.

Una visione dall’alto delle macerie morali di una città che si sviluppa in altezza, piena di grattacieli che contengono solitudini e appartamenti che riflettono individualismi (le gigantografie delle proprietarie come arredi), e si consuma nei bassifondi, con le scale che portano alla metropolitana, le balaustre dei ponti e le stanze più oscure a configurarsi quali evidenti teatri di morte. Il teatro, appunto, che sia vuoto e puntellato dalle note di una silenziosa giovane pianista da consegnare all’orco o che sia affollato e abitato da un’opera che fa da contrappunto alla storia (il pre-finale, di sicuro impatto per la coreografia della violenza e il facile sincronismo tra azione e finzione), si rivela davvero centrale in una storia in cui il protagonista assume di fatto una maschera (il trucco con l’inchiostro dei tatuaggi) per sottolineare non solo la sua diversità estetica ma anche il suo essere al di fuori della realtà.

Come il film del 1994, The Crow – Il corvo cerca di sintonizzarsi sulla contemporaneità, raccontando una generazione ferita a morte, segnata da traumi non rimarginabili, alla ricerca di esperienze lisergiche per affrancarsi da un dolore indicibile e forse mai detto, che ha visto troppe cose e non sa come tenersele dentro. Eric e Shelly si conoscono, infatti, in un centro di recupero, da cui scappano perché lei è inseguita da persone che la vogliono uccidere, si danno a una vita errante e ai margini (topos americano, da La donna del bandito a La rabbia giovane), tra droghe sintetiche e fiumi di alcol.

The Crow - Il corvo
The Crow - Il corvo

The Crow - Il corvo

(Eagle Pictures)

L’amore è riconoscersi, il romanticismo sconfina nella pulsione autodistruttiva, la salvezza è un’ipotesi da coltivare. Quando Shelly viene uccisa, Eric decide di vendicarsi e sacrificare se stesso. Il passo è da b-movie con i soldi, l’andirivieni tra le varie dimensioni è poco più che scolastico, l’approccio di Sanders appare derivativo quando basta (colori e umori arrivano dal Cavaliere oscuro a Joker), la suggestione operistica resta in superficie, Skarsgård si impegna in un ruolo in bilico tra persistenza nell’immaginario e condanna all’indifferenza (si può fare tutto e ci mancherebbe, ma si può competere con il culto di Lee?), il resto del cast gigioneggia (FKA twigs vittima designata, Danny Huston e Laura Birn cattivi monodimensionali). Tutto ciò non vuol dire che non funzioni, ma questo Corvo vola basso.