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The Chosen - Ultima Cena
La Passione per la quinta stagione. La sesta per la Crocifissione e la settima (già in cantiere) sulla Resurrezione di Cristo.
Torna in grande stile The Chosen, la serie evento sulla vita di Gesù (la prima di questa mole narrativa) messa in piedi nel 2017 in America con una (per ora) senza precedenti operazion
e di crowfunding (10 milioni di dollari raccolti per filmare la prima stagione, più di 100 in totale) che ad oggi ha attirato più di 250 milioni in tutto il mondo.Dopo l’anteprima pasquale dei primi due episodi in sala dal 10 al 16 aprile (Nexo Studios in distribuzione), il quinto segmento narrativo (otto episodi) approderà su sito e app dedicata, prima del viatico (probabile, ma ancora da confermare) su piattaforma (le stagioni precedenti furono ospitate prima e ritirate poi da Netflix, ora sono approdate su Prime e trasmesse in chiaro in prima serata su TV 2000 che, verosimilmente, continuerà a programmare le restanti tre stagioni).
Al timone del progetto confermato Dallas Jenkins nella tripla veste di regista, sceneggiatore e co-produttore esecutivo. Il cineasta americano firma uno script ligio alle Scritture e corale nella partitura: illustra, senza travisamenti, i Vangeli ma non rinuncia, appena può, a dilatarlo dall’interno con excursus narrative, digressioni, approfondimenti psicologici di discepoli, sacerdoti (Caifa) e romani (Pilato).
Ne esce fuori una serie multicentrica pur nell’unità di luogo, emotivamente densa e più che mai tensiva data la salienza biblica degli eventi trattati. Se la partitura dialogica si fa ora più consistente e strutturata, si confermano la confezione pop e la tavolozza sgargiante (più Jesus Christ Superstar che L’ultima tentazione di Cristo). Jenkins scava lo steccato che si spalanca tra Gesù che entra in trionfo a Gerusalemme per la Settimana Santa e i discepoli che lo accompagnano per incoronarlo come re.
Enigmatico, tormentato, ringhioso, evasivo, esitante, meditabondo, sofferente, sovversivo, placido e furioso, Jonathan Roumie incarna "un Gesù che fa i conti con la realtà del sacrificio che lo aspetta, che sembra quasi vacillare”. Il regista, dall’Ultima Cena alla cacciata dei mercanti dal tempio, cerca costantemente questo incerto titubare del Cristo, inquadra l’umanità del Divino che rimanda ad un’altra dimensione che tutte trascende e tutte significa l’umano mentre i suoi seguaci stentano a decifrare le sue parole, ad accogliere il destino che li attende.


La regia, insomma, cerca la paura del figlio di Dio di fronte alla Prova accostandola allo spaesamento dei discepoli (Maria Maddalena inclusa) incapaci eppure desiderosi di accedere al Mistero del Cristo, e ai timori dei sacerdoti ebrei nell’aria di minaccia e sovversione che aleggia davanti al popolosissimo Tempio di Gerusalemme.
Iniziando e chiudendo su una pittorica, chiaroscurale Ultima Cena, The Chosen conferma ancora in toto il tono popolaresco, il proposito illustrativo dei Vangeli, l’intento missionario. Lo rimarca lo stesso regista, quando dice: “possiamo gioire insieme perché più persone che mai stanno leggendo la Bibbia grazie a questo spettacolo"