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The Bling Ring
Le ragazze non sono interrotte. Sanno quello che vogliono, hanno ben chiaro a cosa aspirare. I loro modelli hanno i contorni luccicanti e il cuore effimero del sistema che li protegge e riproduce. E il sistema è quello - senza scomodare ancora una volta il concetto di apparenza – dell'emulazione per quel “nulla” che si appiccica addosso alla vita opulenta di chi è alla moda. E ha i mezzi per permetterselo. Mettete poi il gruppetto disinibito, carino e privo di grandi valori, formato da quattro ragazze (tra le quali Emma Watson) e un compagno, nel mondo caotico ed eccessivo di una certa Los Angeles - quella delle star che non luccicano in cielo, ma brillano, non di luce propria, sulla terra dei potenti - e la storia di Bling Ring diventa plausibile e incredibile allo stesso tempo.
Sofia Coppola, esperta in solitudini e in mitologie di ieri e di oggi dislocate a diverse latitudini, dopo aver letto le inchieste e un reportage di Vanity Fair sulla storia vera di questi adolescenti, ladri improvvisati più per il gusto di esserlo che per necessità, attirati come mosche fameliche dagli oggetti e i vestiti custoditi nelle ville dei super-ricchi hollywoodiani, ha scritto e diretto un film che rimane appunto sospeso in questo non-mondo, che a noi pare distante e per tantissimi non lo è. Le migliaia di paia di scarpe nel boudoir di Paris Hilton - la villa è davvero la sua - che agli occhi eccitati dei neo-ladri paiono le gemme nella grotta di Ali Babà e scatenano l'effetto Nirvana più di qualsiasi altra sostanza stupefacente, sono lì a rappresentare l'ansia per il tesoro impossibile di una società possibile. Quella stessa che poi su quei fatti e con quei protagonisti ci ha creato pure l'immancabile reality show su una delle famiglie coinvolte, Pretty Wild.
Non è una diminuzione che la regia sia una sommatoria di sequenze piuttosto eccitate, che utilizzano filmati di telecamere, momenti narrativi in progressiva accelerazione - perché il furto diventa una droga e una dipendenza - e un finale pseudo-documentario collegato alle immagini dell'epoca in cui i fatti sono avvenuti (dalla fine del 2008 all'agosto del 2009, refurtiva accertata per oltre 3 milioni di dollari, coinvolte anche le magioni di Orlando Bloom, Megan Fox e Lindsay Lohan, a sua volta coinvolta come responsabile di altri furti).
La Coppola si astiene fortunatamente dall'assumere una posizione giudicante, cosa che ha sempre fatto, che si trattasse degli eccessi settecenteschi di Marie Antonietta o delle abissali apatie di Somewhere. Ha sempre un occhio lucido e moderno, e riesce a piegare perfettamente la sua regia alle esigenze e ragioni della storia che vuole raccontare. Con qualche spruzzata di eccentrica caratura personale. Perfetta la colonna sonora. Come sempre, con Sofia.