Non ha più voglia di vivere, Walter Black (Mel Gibson). Il lavoro, la moglie (Jodie Foster), i due figli, nulla riesce a smuoverlo da quella crisi depressiva che sta caratterizzando, ormai da tempo, la sua esistenza. Allontanato da casa, affoga nell'alcol le ultime energie e tenta – anche in maniera imbarazzante – di farla finita in una triste camera di hotel. A “riportarlo” in sé, inaspettatamente, sarà un peluche di castoro per ventriloquo, “salvato” poco prima da un cassonetto dell'immondizia. E' The Beaver, “protagonista” che non a caso dà il titolo al terzo film da regista di Jodie Foster, mezzo flop al primo weekend di programmazione USA qualche settimana fa, ospitato oggi fuori concorso al Festival di Cannes: le premesse, va detto, saranno sembrate ai più poco incoraggianti (Mel Gibson che “esprime” se stesso parlando attraverso un pupazzo di pelo…), ma il film nasconde qualità che, alla lunga, non sarà difficile scovare.
Guardando con la stessa sobrietà al dramma e ai momenti leggeri, la Foster sposta più volte l'attenzione, l'asse del racconto a favore della sottostoria inerente il figlio maggiore (Anton Yelchin) e la nascente relazione di questi con la coetanea Jennifer Lawrence, sottolineando a più riprese il terrore che muove il ragazzo nel poter diventare, un giorno, come l'odiato padre. Che fa di tutto per “rientrare” nel giro familiare, forte (come crede) del sostegno psicologico dato dal castoro, del quale finisce paradossalmente per diventare il “pupazzo”.
Doloroso e insieme coraggioso nel saper stigmatizzare la debolezza di un uomo che non sa riconoscersi nel suo male, Mr. Beaver (questo il titolo “italiano”) sfrutta al meglio quella che alla vigilia poteva sembrare la sua arma più ridicola – la prova di Gibson – trasformando uno degli attori ultimamente più chiacchierati del panorama extrafilmico (si pensi alla violenta vicenda che lo ha visto coinvolto con la sua ex compagna, con tanto di telefonate maniacali pubblicate in rete) in un altro da sé, governato da un fantoccio di pezza. Fino al taglio netto che, si presume, lo riporterà alla vita.