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Leonardo Di Caprio
nel ruolo di Howard Hughes
Quale etichetta applicheranno a The Aviator i prossimi dizionari dei film? Quella del "film biografico"? Speriamo di no, poiché sarebbe riduttivo. Come Toro scatenato non si limitava a tracciare la parabola del pugile Jack La Motta, ma profittava di lui, per offrire una rievocazione della Little Italy del dopoguerra, così The Aviator è in realtà la rievocazione altrettanto splendida di una stagione mitica del cinema americano, nella quale Howard Hughes s'introduce in qualità di produttore indipendente, creando "some disturbance in the industry". Curiosando nella vita di Hughes si trova tutto e il contrario di tutto: il figlio di papà, che eredita dal padre petroliere un reddito annuo di circa 2 milioni di dollari, il pioniere dell'industria aeronautica, nonché temerario pilota capace di battere parecchi record; il finanziatore dell'industria cinematografica, produttore e talvolta regista dei film da lui prodotti; il maccartista all'epoca della "caccia alle streghe"; il protagonista di uno scandalo finanziario per supposta truffa nei riguardi del governo degli Stati Uniti; il disastroso gestore della RKO. Senza contare il nutrito gossip sul suo harem, che sarebbe stato frequentato nel corso del tempo dai più affascinanti esemplari dello star-system hollywoodiano. E, per finire, il suo cupo tramonto in preda alle fobie, che sembra lo perseguitassero sin dall'infanzia, ma che col tempo si erano ingigantite sino alla morte, avvenuta il 5 aprile 1976 in un albergo di sua proprietà, in cui abitava da solo e da cui non usciva da oltre un decennio, lasciandosi crescere all'infinito unghie e capelli. Materiale per diversi biopic. Scorsese ha scelto un'altra via. Al mito di Hughes preferisce quello dell'ambiente che lo ha ospitato o, a seconda dei casi, sopportato: la Hollywood degli anni d'oro, rievocata ispirandosi ai costumi e alle scenografie dell'epoca, con un occhio ai film che Scorsese amò sin da quando era ragazzo e che lo indussero a intraprendere la carriera del cinema, come confessa nel Viaggio nel cinema americano, da lui realizzato nel 1995. A ben guardare, se nella filmografia di Scorsese volessimo cercare un precedente di Aviator, lo troveremmo proprio in questo film di montaggio. The Aviator non è un film citazionista e in definitiva non lo è neppure il Viaggio nel cinema americano. Basta il modo in cui le sequenze degli altri vengono montate per trasformarlo in un film suo, in un omaggio al cinema che ha amato e ama, che lo ha trasformato in un "malato di cinema".