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The Artful Dodger
1850, Port Victory, Australia. Il dottor Jack Dawkins sta eseguendo una spettacolare amputazione davanti a un pubblico piuttosto pittoresco, non meno entusiasta di quanto lo sarebbe un gruppo di parvenu a una prima a teatro. Non sanno che le mani di Jack, abili e svelte, erano famose in tutta Londra e gli erano valse il soprannome di “Artful Dodger”.
Certo, all’epoca il suo talento si esprimeva in un ambito un po’ diverso… ma cosa volete che sia per uno spirito indomito reinventarsi da artista del borseggio a virtuoso del bisturi? Circostanze e opportunità: di questo stiamo parlando, solo una questione di adattamento.
Dai giorni da bambino star alla sua attuale incarnazione dello spavaldo Dodger, Thomas Brodie-Sangster porta profondità a un eterno ragazzo intrappolato tra due mondi. Quel passato che credeva di essersi lasciato alle spalle, lo viene a stanare nel suo rifugio tra due oceani. Sfuggito al cappio, Fagin arriva sull’isola e sembra determinato a rendere di nuovo miserabile l’esistenza del più promettente tra i suoi figliocci. Sotto la barba ispida, le incrostazioni di sporco e gli abiti ridotti a logori stracci, possiamo riconoscere David Thewlis, che ha già prestato il suo volto a villain ambigui e dalla psiche complessa. Il suo Fagin ha qualcosa in comune con il Varga di Fargo 3, per cui lo ricordiamo: l’aspetto dimesso e respingente, che cela la ricchezza dietro lo squallore, i modi falsamente pacati e il temperamento violento.
Ma Fagin, come sapranno i lettori di Oliver Twist – di cui la serie vuole essere un sequel – è un arraffone, un manipolatore privo di scrupoli, alle cui minacce Dodger cede suo malgrado, per salvare la vita oltre che le apparenze. Accetterà un ultimo colpo, per convenienza e, in fondo, per una strana forma di affetto, ma è determinato ad andare avanti con la sua carriera da medico non appena avrà saldato un debito con Darius Cracksworth (Tim Minchin), comandante del porto e imbroglione corrotto, che minaccia di tagliare la più grande risorsa di Jack: le sue mani.
Così, i due ladri si trovano alle prese con un nuovo piano, riuniti, ma ognuno a servizio del proprio interesse personale. A complicare le cose il professor MacGregor, primario alcolizzato, lo zelante capitano Gaines e la figlia del governatore locale Lady Belle Fox, interpretata dalla radiosa Maia Mitchell, determinata a diventare la prima donna chirurgo in Australia.
La sceneggiatura di James McNamara funziona. In ogni puntata anche i personaggi minori catturano l’occhio, complice un casting particolarmente azzeccato, e i riferimenti al romanzo sono ben calibrati. La bravura è stata anche quella di arricchire una storia d’avventura con temi d’interesse storico e umano: la misoginia, il classismo, la redenzione, il colonialismo, l’avidità, l’invidia e, immancabile, l’amore. Ma è il rapporto tra Dodger e il suo vecchio mentore il nodo attorno a cui si stringe la narrazione. Jack metterà a rischio la sua nuova vita per l’unico padre che abbia mai avuto? E Fagin dimostrerà infine di meritare quella simpatia che non riusciamo a negargli? La curiosità è corroborata dalla chimica tra i due attori, coinvolgente fin dall’inizio. Impossibile resistere agli occhi vispi e pungenti di Brodie-Sangster, frecce che lo sguardo obliquo e sarcastico di Thewlis sa come assorbire e schivare.
Dall’umida e fumosa Londra dickensiana alle strade polverose inondate di sole di Port Victory, Jack e Fagin non sono pronti per quello che li aspetta nelle opulente sale del potere, che nascondono tanti pericoli e segreti quanto i vicoli dei bassifondi. Divertente, romantica e curata fin nei dettagli, dalla scenografia alla colonna sonora, The Artful Dodger piacerà anche a chi non ama le serie in costume, perché non si prende troppo sul serio, proprio come i suoi protagonisti. Con la sua scrittura spigliata, le performance brillanti e le immagini sontuose è come un pacchetto di patatine fritte da finire in un pomeriggio che ci lascia con la sete di sapere come andrà a finire.