Il viaggio nel tempo è un sempreverde del cinema di fantascienza. Resiste attraverso i decenni, continua a emozionare, e resta una formula capace di affascinare il pubblico. Alcuni cineasti lo portano al limite, come nel palindromo Tenet di Christopher Nolan, altri lo affrontano come un gioco spassoso da popcorn movie.

L’elemento interessante di The Adam Project, adesso disponibile su Netflix, è che Mark Ruffalo e Jennifer Garner si incontrano di nuovo sullo schermo dopo quasi vent’anni, in un’avventura dove il tratto distintivo è sempre il “salto tra i decenni”. Nel 2004 il titolo era 30 anni in 1 secondo. Garner era un’adolescente insoddisfatta e Ruffalo il suo migliore amico, segretamente innamorato di lei.

Oggi, in The Adam Project, i due sono sposati, ma non sono i protagonisti. L’eroe è il dodicenne Adam Reed, che nel 2022 viene a contatto con il sé stesso del 2050, interpretato da Ryan Reynolds. Il pandemonio è servito, ma il film fatica a trovare una propria originalità. Il regista Shawn Levy si adagia su canoni fin troppo consolidati. Gioca con il cinema della Amblin, con Steven Spielberg. Passa da E.T. – L’extraterrestre (specialmente all’arrivo di Reynolds) a La guerra dei mondi. In più strizza l’occhio a Stranger Things: il cane si chiama Hawking, mentre il paese di Stranger Things era Hawkins. Ci sono anche richiami a L’uomo dei sogni con Kevin Costner (il baseball, il rapporto tra padre e figlio) e a Explorers di Joe Dante.

 

The Adam Project (L to R) Ryan Reynolds as Big Adam and Jennifer Garner as Ellie. Cr. Doane Gregory/Netflix © 2022

Gli anni Ottanta sono i veri mattatori in The Adam Project, anche se siamo nel futuro. C’è addirittura un riferimento a Top Gun con Tom Cruise. Levy riversa in questa epopea la sua cinefilia, mantenendo i toni a volte poco riusciti della commedia, come nel suo Free Guy – Eroe per gioco. Non c’è la creatività di Una notte al museo con Ben Stiller o la forza prorompente di Real Steel con Hugh Jackman.

The Adam Project non rielabora i modelli di partenza, e punta sui buoni sentimenti. A tratti l’escamotage funziona, come nell’incontro tra Adam adulto e sua madre nel 2018 o lo scontro definitivo con i bulli. Però Levy non riesce ad andare oltre qualche buona sequenza. Sarebbe servito un po’ più di coraggio, in un film pensato per le famiglie e adatto a una serata in cui si vogliono scacciare i brutti pensieri.