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Thank You, Goodnight: The Bon Jovi Story. Copyright The Walt Disney Company
Thank You, Goodnight: The Bon Jovi Story è una docuserie in quattro parti che ripercorre l'ascesa della band, intrecciando le loro esperienze personali con i successi musicali che li hanno resi celebri. Il viaggio inizia sulle note di Runway, mentre video dei cinque ragazzi del New Jersey scorrono veloci, Sayreville, i club, un areo in volo, le folle in delirio: c’è già tutto.
Diretto da Gotham Chopra, questo documentario è più di una semplice retrospettiva; è un’esplorazione dell'evoluzione dei Bon Jovi dalle prime apparizioni sulla scena di Asbury Park, passando per la prima volta al Giants Stadium, alla conquista dei palchi di tutto il mondo, alle prese con gli alti e bassi della fama, della fortuna, e il passaggio inflessibile del tempo.
Punto di forza della serie sono senza dubbio le interviste, in cui i membri della band originali e più recenti, insieme ad amici, collaboratori e icone come Bruce Springsteen, approfondiscono ognuno dal proprio punto di vista le vicissitudini e lo spirito di fratellanza e cameratismo che ha forgiato la leggenda dei Bon Jovi.
Attraverso le testimonianze dirette, entriamo nell'anticipazione del terzo album - quello della consacrazione -, nei travagli dei tour fino ai limiti dell'esaurimento, nelle tensioni con il manager Doc McGhee e nel doloroso distacco da Richie Sambora, una ferita ancora aperta. Ma emerge anche la lealtà di Obie O'Brien e l'arrivo di Phil X nel 2013, come un deus ex machina. Il documentario non si limita a celebrare la band, ma dà voce a tutte le persone coinvolte nella storia. Pur essendo un perfetto complemento a Jon e mostrando una sintonia sul palco evidente e irripetibile, Richie ha sempre dovuto accettare il ruolo di secondo rispetto al carismatico leader. Essere il "numero 2" in una band come i Bon Jovi è stata una sfida e una continua ricerca di equilibrio tra libertà espressiva e ruolo all'interno del gruppo. Alla rottura, brutale, Phil X si è trovato nella difficile posizione di colmare un vuoto non solo tecnico ma anche emotivo. Jon Bon Jovi è il quarterback, ne ha l’aspetto e le qualità: il temperamento volitivo, la prontezza di riflessi di fronte all’imprevisto e la visione strategica di chi porta la sua squadra al successo, sempre col sorriso. Un capitano che negli anni della maturità si mostra vulnerabile al ricordo dei conflitti e ci racconta i sacrifici e la ricerca interiore che stanno dietro la facciata scintillante della fama, magari incrinandola, certo, ma anche sostenendola.
Attraverso i tour dei Bon Jovi in giro per il mondo e le sessioni intime in studio, il montaggio alterna demo inediti, testi e video d’archivio, offrendo ai fan e ai nuovi arrivati un'esperienza del processo creativo della band e delle sfide personali affrontate lungo il percorso. Thank You, Goodnight tocca il tema universale della fragilità e della vecchiaia. Icone spesso percepite come immortali e avvolte da un'aura leggendaria, le recenti sfide per la salute di Jon Bon Jovi, ritratte con sincera franchezza, rivelano l'altro lato della medaglia: la preoccupazione che accompagna la costante pressione di mantenere un'immagine di perfezione e prestazione al vertice. Ci troviamo a riflettere, proprio come ha dovuto fare Jon, sulla complessità di incarnare la figura della rockstar, svelando l’umanità dietro il mito.
Il documentario rende anche omaggio agli sforzi filantropici e all’attivismo di Bon Jovi, da iniziative come The Soul Kitchen, ristorante eco-solidale, fino ad American Reckoning, canzone dedicata a George Floyd e al movimento #blacklivesmatter, azioni che fanno rumore quanto il ruggito delle chitarre e gli applausi allo stadio. La regia di Chopra riesce a raggiungere il delicato equilibrio tra culto e rivelazione, tra celebrazione e introspezione, tra gloria e fatica, tra idealizzazione e realtà, e mentre scorrono i titoli di coda una cosa è chiara: This House Is Not For Sale.