Distrutto per l'omicidio del suo piccolo bambino, un uomo d'affari americano a Tokyo (Eric Bossick) non riesce più a controllare la rabbia, repressa nel corso di un'intera esistenza, e poco a poco si trasforma in una mostruosa macchina di morte: vapore e olio, fibre muscolari che diventano letali armi metalliche, esplosione a raffica di pallottole, un bullet man... Scoprirà poco più avanti - anche grazie ad un misterioso e pericoloso sconosciuto (Tsukamoto) - che l'ibridazione non è casuale, ma conseguenza di alcuni esperimenti condotti anni prima dal padre, scienziato coinvolto con le forze armate USA nel Giappone del dopoguerra nel progetto "Tetsuo".
Diciassette anni (e una decina di film) dopo Tetsuo II: Body Hammer, Shinya Tsukamoto porta in Concorso "l'ultimo capitolo della storia sul ferro": né sequel, né remake, Tetsuo: The Bullet Man (primo film in lingua inglese del regista nipponico) mette con buona probabilità la parola fine al "progetto" (cinematografico) Tetsuo, che nel 1988 tracciò le linee guida di un linguaggio e di un'estetica inconfondibili: la mutazione della carne, la sinfonia metallica industriale e urbana (che probabilmente sarebbe piaciuta a Walter Ruttmann), contrappuntata dall'elettronica martellante di Chu Ishikawa, per il consueto manifesto di un cineasta totale (al solito, anche sceneggiatore, direttore della fotografia, montatore e scenografo), demiurgo che implora la sua stessa creatura di ucciderlo: è questa la svolta definitiva di The Bullet Man, che riflette violentemente sulla dicotomia tra "la perfetta evoluzione dell'essere umano" (indistruttibile androide, nuova potenziale arma di distruzione di massa) e quel poco di cuore (e sangue non contaminato) che gli è rimasto. Non il suo film migliore (che rimane Tokyo Fist, insieme ad A Snake of June), in alcuni passaggi appesantito da didascalie tutto sommato inutili, ma Tsukamoto - con inserti di videoarte straordinari - dimostra una volta di più quanto gli "insostenibili" ritmi digitali ed elettronici coincidono con le mutazioni fisico/sensoriali della fruizione cinematografica. Apocalittico, (mai) integrato.