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Terre battute
Tra i produttori i fratelli Dardenne, di fronte alla macchina da presa il loro attore feticcio Olivier Gourmet. In effetti vuoi per lo stile vuoi per la vicenda narrata, in Terre battue si respirano da subito le atmosfere care ai registi di Rosetta. Non che sia un limite, anzi.
Stéphane Demoustier al suo esordio affronta un tema caldo, quello del dramma esistenziale di un uomo di mezza età alle prese con il lavoro stagnante e le ambizioni represse. Jérôme, il protagonista, dopo anni come dirigente spesi al servizio di una catena di grande distribuzione, sente che è arrivato il momento di fare il salto e mettersi in proprio. Anche nella vita coltiva speranze di successo per interposta persona, sogna che il figlio undicenne Ugo, promessa del tennis, arrivi un giorno a giocare il Roland Garros. Sogni, appunto. La realtà è ben diversa e il mondo, lontano dal porto sicuro del posto fisso, è un oceano in tempesta dove per andare avanti non bastano buone idee e spirito di sacrificio.
Come andrà a finire? Sarebbe un delitto svelare il finale, soprattutto perché il film è costruito come un thriller esistenziale dove numerosi colpi di scena irrompono con forza a interrompere una narrazione all'apparenza piatta. All'apparenza, appunto. Ché sotto sotto la vita di ogni personaggio è minacciata da tormenti interiori pronti a prendere inaspettatamente il sopravvento. L'esistenza è una partita a tennis, vince chi è più allenato a superare le sconfitte in attesa della battuta vincente. Jérôme, il figlio Ugo, la moglie Laura fanno quel che possono, e anche ciò che non potrebbero, per arrivare all'ultimo set.
Demoustier, occhio neutrale e macchina implacabile, accompagna i personaggi nel percorso intrapreso. Come i maestri Dardenne sfodera uno stile asciutto senza cedimenti e lente d'ingrandimento sugli attori. Inutile dire che gran parte della riuscita del film è sulle loro spalle. Gourmet, antipatico al punto giusto, è bravo come di consueto. Il piccolo Charles Mérienne promette grandi cose. Ma è Valeria Bruni Tedeschi ha rivelarsi ancora una volta interprete sensibile in grado di stupire. Qua è una credibile piccolo borghese affamata di vita e disillusa dal matrimonio: alla faccia di chi dice che recita sempre se stessa, cioè la parte della snob ricca e viziata.