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Al confine con l'Austria, in un piccolo paesino sul lago di Resia, vive Michela. Remissiva e succube, la ragazza è vessata da tutte le parti: dal padre di suo figlio, che continua ogni tanto a stare con lei, ma senza impegno ("Lui in fondo mi vuole, ma non lo sa"), dal suo datore di lavoro (un albergatore rude che non le fa il contratto dopo ben due anni di lavoro continuativo e che la accusa di rubarsi i soldi) e dai suoi stessi genitori, che non le parlano più perché è una ragazza madre e non è sposata.
Insoddisfatta sotto ogni punto di vista, Michela deciderà di lasciare il suo lavoro come cameriera nell'hotel e di varcare il confine verso l'Austria scegliendo di lavorare come prostituta all'insaputa di tutti.
Presentata in anteprima all'ultimo RIFF (Rome Independent Film Festival) lo scorso novembre, l'opera prima di Giovanni Aloi, dal titolo Tensione superficiale (dal 18 febbraio sulle principali piattaforme), è una storia di confine, ma soprattutto di limiti e del loro superamento. Ma è anche una storia di cambiamento e di emancipazione femminile: racconto di una donna che, adottando un comportamento ritenuto moralmente inaccettabile, trova una via per ottenere ciò che la società esige e per difendersi dal maschilismo imperante che la circonda.
Il film funziona grazie a un lavoro di sottrazione e a un racconto sommesso, grazie alla suggestiva ambientazione, un paesino innevato di montagna (dietro c'è il sostegno di IDM, la film commission dell'Alto Adige) e soprattutto grazie alla bella interpretazione di Cristiana Dell'Anna (attrice partenopea conosciuta al grande pubblico per Un posto al sole e Gomorra - La serie) e perfetta nelle vesti di questa donna dimessa e rassegnata. Purtroppo nella seconda parte la sceneggiatura si lascia andare ad alcune esagerazioni che stonano con una prima parte, molto meno calcata e più naturale.