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Celebrazione o mancanza di nuove idee e di soldi? Guardando Super vacanze di Natale la domanda sorge abbastanza spontanea. E il dubbio rimane. Aurelio De Laurentiis e il figlio Luigi hanno deciso quest’anno di festeggiare il 35esimo compleanno dei cinepanettoni con un film di montaggio che contiene le sequenze più memorabili e le gag più divertenti delle pellicole natalizie prodotte da Filmauro.
Si va da Vacanze di Natale, cult del 1983, fino agli ultimi usciti. Ritroviamo sul grande schermo la coppia simbolo del sottogenere composta da Christian De Sica e Massimo Boldi, come tante attrici e attori che sono entrati a fare parte dei film più odiati dalla critica e più amati dal pubblico: Nadia Rinaldi, Jerry Calà, Lillo & Greg, Diego Abatantuono, Massimo Ghini, Nino Frassica, Michelle Hunziker, Fabio De Luigi, Alberto Sordi, Nancy Brilli, Alena Seredova e Sabrina Ferilli.
La lista di nomi è lunghissima. Tra questi c’è anche quello di Paolo Ruffini che qui ha curato la regia del film, supportato dal montatore Pietro Morana. Per cercare di dare maggiore omogeneità a tutto questo materiale l’autore sceglie di dividere i vari sketch in mega aree tematiche: dagli animali agli schiaffi e alle botte, dagli omosessuali al sesso e ai tradimenti fino all’argomento del fare la cacca.
I vari frammenti scelti sono introdotti da una citazione presa da autori come Freud, Dostoevskij e così via. Si va dal “Puoi conoscere il cuore di un uomo già dal modo in cui egli tratta gli animali” di Immanuel Kant a “I mariti non sono mai stati amanti così meravigliosi così come quando stanno tradendo la moglie” di Marilyn Monroe fino al “Se in una frase c'è la parola culo, il pubblico, foss'anche una frase sublime, sentirà solo questa parola” di Jules Renard.
Tutti aforismi che cercano di sublimare in qualche modo l’operazione, ma che non fanno altro che stonare con il contesto fatto di tette e culi. In sostanza il mega blob dura un’ora e venti, ma non convince, anche perché mancano molte delle scene più esilaranti della storia del cinepanettone. Il risultato è un film un po’ sornione come la “risata sornau” di Abatantuono. Ma per rimanere in tema di scenette è molto meglio un verace “Volete a’ trippa” pronunciato da Albertone nel ruolo di cameriere al Grand Hotel a dei cafoni travestiti da signori. Tre semplici parole che svelano a che gioco si sta giocando. E qui non è chiaro.