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Strange Way of Life @ El Deseo - Photo by Iglesias Más
"ANNI FA MI CHIEDESTI cosa potevano fare due uomini da soli in un ranch. Ti rispondo adesso: possono prendersi cura l'uno dell'altro, proteggersi l'un l'altro, possono farsi compagnia".
Con un finale evocativo Pedro Almodóvar chiude il sipario su questa sua breve ma intensa incursione western: Strange Way of Life - che il regista spagnolo ha presentato in anteprima mondiale allo scorso Festival di Cannes - esce ora nelle sale italiane (dal 21 settembre con Teodora Film) e sarà disponibile prossimamente su MUBI.
Nella cittadina di Bitter Creek lo sceriffo Jake (Ethan Hawke) è sulle tracce di un assassino. Totalmente inaspettato, senza alcun preavviso, l'allevatore Silva (Pedro Pascal) attraversa il deserto per fargli visita, 25 anni dopo l'ultima volta che si erano visti. Un tempo amici, e amanti, i due cowboy trascorreranno una notte di intimità condivisa, ricordi e riconciliazione. Ma la mattina dopo scopriremo che entrambi sono collegati a quell'omicidio: l'incontro del giorno precedente è stato fortuito?
In soli 31 minuti Almodóvar (secondo cortometraggio girato in lingua inglese per lui, dopo The Human Voice del 2020, con Tilda Swinton) costruisce una storia che sa rievocare un passato invisibile (ad eccezione di un brevissimo flashback) - quello dei due protagonisti, un tempo sicari... - per creare la tensione di un presente che li vedrà contrapposti: lo sceriffo vuole arrestare il sospettato numero uno di quell’omicidio, che secondo un testimone oculare è il figlio di Silva; quest’ultimo, invece, cerca di convincere il primo dell’innocenza del ragazzo.
Il regista di Dolor y Gloria sceglie di infrangere un tabù, quello dell’omosessualità nel western (“i protagonisti di Brokeback Mountain erano pastori, quindi per me quello non è un western”), gira il cortometraggio in Almeria (la stessa regione che ha ospitato la leggendaria trilogia leoniana) e tenta tutto sommato di rispettare - da un punto di vista scenografico - le regole del genere “senza lasciarmi tentare da lusinghe anacronistiche”, eccezion fatta per la canzone iniziale che dà anche il titolo all’opera (Estranha Forma de Vida, Strange Way of Life per l’appunto) cantata da Caetano Veloso e “recitata” in playback da Manu Ríos, sorta di menestrello che introduce alla visione del racconto.
Traendo ispirazione dai vari Hawks e Ford, Peckinpah e Aldrich, Almodóvar si affida ai costumi di Saint Laurent by Anthony Vaccarello (di fatto il committente principale del progetto), fa indossare una camicia verde a Pascal (“come il James Stewart in Là dove scende il fiume di Anthony Mann) e guarda al Kirk Douglas di Sfida all’O.K. Corral per la mise dello sceriffo Ethan Hawke.
Certo, l’intreccio e la bravura dei due attori principali avrebbero forse meritato un respiro più ampio (un vero e proprio lungometraggio) ma ciò non toglie che il succo della questione - sintetizzato molto bene nel classico triello che anticipa il bel finale di cui sopra - viene restituito senza particolari intoppi: l’amicizia e l’amore possono frapporsi alla giustizia? Chissà...