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Willa Fitzgerald in Strange Darling
Chiariamo subito una cosa, se vogliamo restare amici: chiunque abbia intenzione di vedere Strange Darling – in uscita il 13 febbraio con Vertice 360 per un San Valentino rosso sangue… – senza conoscerne particolari che potrebbero compromettere la “sorpresa” della visione smetta ora di leggere queste righe, magari ritornando a cose fatte. Se invece il film l’avete già visto (negli States è uscito lo scorso agosto, in fondo), o non pensate di vederlo, o ancora magari un domani lo vedrete ma vi scalfisce poco arrivarci viziati da qualche lettura, proseguite pure.
In ogni caso, DISCLAIMER: PERICOLO SPOILER.
Che poi fa abbastanza sorridere un cartello simile, quasi a fare il verso a quello gigantesco che anticipa l’inizio del film: INTERAMENTE GIRATO IN PELLICOLA 35mm, ci tiene a far sapere (immaginiamo) non tanto il regista, JT Mollner (sul quale ovviamente torneremo), quanto il produttore – nonché esordiente direttore della fotografia per un lungometraggio – Giovanni Ribisi, attore di lungo corso.
Al cartello farà seguito una intro abbastanza esplicativa, che di fatto dà il via al successivo gioco che Strange Darling vuole intraprendere con lo spettatore: si accenna alle gesta di un serial killer tra il 2018 e il 2020 in vari stati americani, e il film – si dice chiaramente – è basato sulle testimonianze di chi è riuscito a scampare alla sua furia e ai report di polizia.
Ecco dunque che il “thriller in 6 capitoli” (più epilogo) prende vita, i protagonisti sono due, Willa Fitzgerald (The Lady) e Kyle Gallner (The Demon), un piccolo frammento in bianco e nero (con la donna che chiede all’uomo se è un serial killer…) e ci ritroviamo – stavolta nel caldo dei colori di una fotografia volutamente rétro, molto anni ’70 – nel bel mezzo del capitolo 3, ad Hood River, in Oregon: due macchine si inseguono a folle velocità, la Lady (con orecchio maciullato) fugge, il Demon cerca di raggiungerla, armato di fucile. Non ci sono molti dubbi, vuole ucciderla.
Acclamato da gente come Stephen King (“capolavoro geniale”), Mike Flanagan (“straordinariamente intelligente”) e J.J. Abrams (“terrificante, esilarante, straziante, sexy e selvaggio”), il film di JT Mollner – contrappuntato dal baroque pop di Z Berg, che in maniera antitetica accompagna un racconto di violenza estrema e folle – deve ovviamente moltissimo, se non tutto, alla sua struttura dalla cronologia irregolare (furbata sulla quale bisognerebbe comunque sempre interrogarsi), con l’andamento dei capitoli 3-5-1-4-2-6 che diventa però a sua volta una specie di specchietto per allodole, ennesima esca con cui esaltare l’impianto teorico stesso del film.
Nonostante qualcosa si inizi a sospettare dal capitolo 1 (il dialogo tra i due in auto, che supponiamo da lì a poco si andranno a chiudere in una stanza di motel per divertirsi), il vero plot twist arriva proprio nel capitolo 4, guarda caso posizionato esattamente dove sarebbe stato anche se l’andamento della vicenda fosse stata lineare.
È da quel momento che il film certifica la sua mission, la sua provocazione: se vi parlo di serial killer e vi mostro dapprima un uomo che insegue una donna, poi vi faccio vedere che quei due prima di allora avevano dato vita ad un gioco di ruolo sadomaso in una stanza di un motel, è sicuro che preda e predatore non possano che essere proprio quelli che pensate, ovvero la Lady e il Demon.
Decostruzione e ribaltamento diventano dunque le armi con cui questo thriller-horror dalle fattezze indubbiamente seducenti (dietro c’è anche la Miramax, dopotutto, che a suo tempo puntò e accompagnò – fino a Kill Bill – un certo Tarantino…) intende non tanto prendersi gioco di noi ma ricordarci quanto ormai il nostro “pregiudizio” sui fatti, e sulle persone, possa portarci a decrittare qualsiasi situazione, anche la più estrema, al contrario di come realmente è (in fondo proprio come accade alla poliziotta che arriva sulla scena del crimine nel capitolo 6…).
Dove sta scritto, in fondo, che una Lady debba essere per forza “la donna in pericolo” e non possa essere anche Electric, o che il demone non sia la proiezione di una mente malata? E dove sta scritto che tutto quello che abbiamo visto sia la “ricostruzione” di eventi realmente accaduti?
Ah sì, giusto, all’inizio del film sta scritto. E se anche quella fosse una menzogna? Appiccicata lì per instradare sin da subito la nostra convinzione più ovvia?