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Steamboy
Inghilterra vittoriana, Esposizione Universale di Londra: Ray Steam è un giovane inventore, figlio e nipote di due scienziati che hanno opinioni contrastanti sul progresso e il senso dello sviluppo scientifico. Impegnati nella costruzione della gargantuesca Torre Steam per conto della fondazione O'Hara, padre e nonno si trovano ai due lati della barricata: una sottile linea rossa di valore morale, rispetto alla quale Ray sarà chiamato a prendere posizione. Kolossal di animazione dalla straordinaria forza visiva, Steamboy si impossessa sul piano meta-cinematografico della stessa energia che muove le macchine-monstre della rivoluzione industriale. Tra pistoni e sfere a vapore, armi terrificanti e prodigi tecnologici, si incunea una storia di onirismo infantile: la leggerezza dell'immaginazione diviene l'unico possibile antidoto alla pesantezza delle macchine. E forse l'iperbolicità dell'archeologia industriale rivela infine un luddismo molto contemporaneo: sono le corporations multinazionali quali la O'Hara e i governi le macchine da abbattere? Un interrogativo sostenuto nel film da una vis morale, che travalica le contrapposizioni manichee per installarsi nelle immagini e prorompere fragorosamente sullo schermo. Firmato dal regista di Akira e sceneggiatore di Metropolis Katsuhiro Otomo, il film impiega animazione tradizionale e tecniche 3D. Costato 22 milioni di dollari e presentato fuori concorso all'ultima Mostra di Venezia, Steamboy affascina lo spettatore con la commistione di ambientazione retrò e macchinari avveniristici alimentati a vapore che fanno da sfondo al Bildungsroman etico-scientifico del giovanissimo Ray Steam. Dal Giappone l'ennesima superba animazione rivolta a grandi e piccini. Banzai!