PHOTO
Chi non ha mai visto Atollo K, l’ultimo film interpretato da Stanlio e Ollio nel 1951, non sa cosa sia davvero la tristezza del comico, specie il comico a fine carriera, in attesa di un impossibile rilancio. Quel tipo di tristezza è alla base, per fortuna senza miserabilismi di sorta, in Stan & Ollie, il film che Jon S. Baird ha dedicato ai due comici e al loro tramonto.
Il film si svolge nel 1953, quando i due attori sono coinvolti in una scalcinata tournée teatrale in Gran Bretagna per cercare di convincere un produttore a finanziare il loro ritorno al cinema. Speranze, rancori e le piccole disgrazie della vita di tutti i giorni, raccontati da A. J. Marriott in Laurel and Hardy - The British Tours, sono il materiale su cui si basa la sceneggiatura di Jeff Pope, che usa i personaggi e la struttura dei film del duo per raccontarne l’amicizia e l’arte.
L’idea più interessante del film infatti sta nel mettere in scena gli spettacoli senili del duo e utilizzare le gag classiche del loro repertorio cambiandole di segno, sfruttando lo straordinario lavoro mimetico di John C. Reilly e Steve Coogan per mostrare contemporaneamente il loro talento, il genio dei tempi e movimenti di cui Laurel era la mente e Hardy il braccio, il rapporto emotivo tra i due e, soprattutto, cambiando di segno a quelle gag - per esempio la citazione di La scala musicale, uno dei loro migliori cortometraggi - raccontare l’evoluzione del mondo dello spettacolo (tra invasione mediatica, pubblicità, cambio dei gusti) e dell’umorismo arrivando a compiere il piccolo miracolo di far commuovere con un film dedicato a due dei massimi geni della risata.
Stan & Ollie è semplicemente il miglior omaggio possibile che si poteva fare all’arte dei due e in generale alla fatica del comico per costruzione di eventi e personaggi (per esempio le due mogli, che donano al film “due coppie comiche al prezzo di una”), per approccio, per lavoro registico sulla fisicità decaduta eppure ancora vivida.
Soprattutto perché perpetua la grandezza di un’opera capace di parlare al pubblico sempre con la stessa forza, a ogni livello sociale, a ogni età, in ogni luogo.