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Costretta a lavorare fino a tardi, Maggie (Melissa McCarthy) non ha altra scelta che lasciare il figlio dodicenne Oliver (Jaeden Lieberher) nelle mani del loro nuovo vicino, Vincent (Bill Murray), un pensionato scorbutico con la passione per l'alcool e per le scommesse. Insieme ad una spogliarellista russa e gravida di nome Daka (Naomi Watts), Vincent coinvolgerà Oliver nella sua routine quotidiana, portandolo all'ippodromo, in uno strip club e al baretto di fiducia.
Commedia umana ricca di humour e chiaroscuri, con un cast di prim'ordine e il solito, magnifico, Bill Murray. E' St. Vincent, debutto alla regia dello scrittore e sceneggiatore Ted Melfi, che cuce sull'attore di Lost in Translation un abito su misura e offre al Natale una proposta d'intrattenimento alternativa ai cine-panettoni ammuffiti di casa nostra. Dopo la parentesi ingessata di A Royal Family (dove impersonava Frank Delano Roosevelt), a Murray viene offerta la possibilità di rifare quello che gli viene meglio, ovvero l'Arcibaldo cinico, bifolco e stempiato che rivela a poco a poco un cuore d'oro. E se il personaggio impone al racconto le proprie traiettorie redimenti, la performance catalettica e insieme esplosiva di Murray (una sua specialità) monopolizza il film dall'inizio alla fine, smorzandosi appena in dirittura d'arrivo, quando anche lui viene vinto dal sentimentalismo natalizio à la Bing Crosby. La sceneggiatura di Melfi non è né troppo originale né smaccatamente derivativa, si rifà a una tradizione di lungo corso (lo stesso Murray nel 1988 ha interpretato un personaggio simile in S.O.S. Fantasmi), ma la reinterpreta con la dovuta freschezza e il sufficiente mordente. Molte situazioni funzionano grazie alla riuscita della battuta, altre si affidano allo slapstick e convincono meno.
Ma i Weinstein (produttori) sanno come confezionare e vendere un film, Brooklyn si conferma la culla della commedia sofisticata (mentre la bella fotografia di John Lindlay la illumina a nuovo), e tutti i comprimari – a partire dal piccolo Jaeden Lieberher, ma anche Naomi Watts e Melissa McCarthy si cimentano bene in ruoli inediti, e colpisce la verve di Chris O ‘Dowd nella parte di un euforico prete/insegnante di religione – si rivelano degne spalle dell'unico e assoluto protagonista. Può attraversare il mercatino rionale in shorts, ciabatte e calzini grigi; può ballare davanti a un pelosissimo gatto, cantare Shelter from the Storm di Bob Dylan o può anche solo alzare un sopracciglio: tutto quello che fa è giusto, spassoso, necessario. Evviva St. Murray!