Panino o gratta&vinci? Non è Halloween, non è dolcetto o scherzetto (a chi, poi, al capitalismo?), ma Squid Game, la fuoriserie coreana targata Netflix che dopo aver inanellato record di visione e bacheca – il demiurgo Hwang Dong-hyuk, primo asiatico nella storia, ha vinto per la migliore regia ai 74esimi Emmy nel 2022 – torna con l’attesa seconda stagione. Diciamolo subito, i sette episodi vanno primariamente intesi quale raccordo tra la prima e la terza stagione che arriverà nel 2025, e confidiamo sarà migliore: se non dell’esordio, di certo del seguito, la cui funzionalità dà nell’occhio, a mo’ di dito indice.

Invero, ehm, funziona poco – ho scritto sul Fatto che il kimchi riscaldato è peggio della proverbiale minestra riscaldata – e disattende se non l’hype, le legittime aspettative: alzi la mano chi non - moderatamente – bramasse le nuove coatte avventure del Giocatore 456, l’astuto e misericordioso vincitore dello Squid Game, all’anagrafe Seong Gi-hun (Lee Jung-jae)?

(Juhan Noh)

Regista, scrittore e produttore, dunque creatore, Hwang Dong-hyuk torna sul luogo del delitto appresso a Seong Gi-hun, che tre anni dopo gli allori si rimette – letteralmente – in gioco, intenzionato a smascherare i burattinai, ovvero i sanguinari oligarchi che hanno promosso questi munera a uso proprio e consumo dei poveracci: kimchi et circenses, o giù di lì.

La seconda volta si sguinzaglia alla ricerca dell’uomo elegantemente vestito che gioca a ddakji nella metropolitana: Seong Gi-hun ha investito il munifico bottino in squadre ad hoc, ma la nostra attenzione non se ne cura – la sensazione è di una seconda stagione affidata alla seconda unità e, prima, scritta col pilot(a) automatico, parco di colpi di scena e lasco di drammaturgia.

© 2024 Netflix, Inc.
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Squid Game S2 Cr. No Ju-han/Netflix © 2024 (No Ju-han/Netflix)

Poveri noi, che tanto e poco ci credemmo, ma ora ‘sto calamaro lo baratteremmo senza rimorso con uno alla plancia, e nel peggior chiringuito di Haeundae beach.

Gli spoiler, Netflix impera, da non rivelare sono assai, ma è tanta premura per nulla: Seong Gi-hun e novelli sodali sono “caratterialmente” smunti, se non evanescenti, e stanno sugli schermi come d’autunno sugli alberi le foglie, ahinoi – e non necessariamente per lo stillicidio dello Squid Game.

© 2024 Netflix, Inc.
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Squid Game S2 Lee Byung-hun as Front Man in Squid Game S2 Cr. No Ju-han/Netflix © 2024 (No Ju-han/Netflix)

Quali sadici giochi praticheranno, Netflix impera, non è dato sapere, ma le aporie, a partire dalle pallottole che non sforacchiano le scenografie e per finire con i militari che si muovono sul terreno come la donzelletta che vien dalla campagna, sono evidenti, il debito di pathos pletorico, i voltafaccia, o voltamaschera, insufficienti.

© 2024 Netflix, Inc.
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Squid Game S2 Park Sung-hoon as Cho Hyun-ju in Squid Game S2 Cr. No Ju-han/Netflix © 2024 (No Ju-han/Netflix)

Riprendono i loro ruoli Lee Byung-hun, Wi Ha-jun e Gong Yoo, affiancati da un cast inedito e, per resa, indebito, sicché ha vita facile la polemicuccia extradiegetica sulla scelta di Hwang Dong-hyuk di affidare il ruolo della transgender Hyun-ju, che compete per pagarsi le operazioni, all’attore cisgender Park Sung-hoon. Va be’.

Tocca sopravvivere, i giocatori al gioco, gli spettatori allo “spettacolo”, confidando che la terza stagione dissipi l’incipiente certezza: non si uccidono così anche i calamari.