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Split
È il caso di dirlo: bentornato M. Night Shyamalan! Non che il regista de Il Sesto Senso e The Village abbia mai abbandonato la scena, ma alcuni tra i suoi recenti lavori non hanno forse accontentato in maniera omogenea critica e pubblico, come nei casi dei due titoli citati. L’ultima opera firmata Shyamalan s’intitolava The Visit, una produzione Jason Blum che, nel rispetto del marchio di fabbrica del brivido, è stata sviluppata sotto forma low budget e seguendo gli stilemi di casa Blumhouse: riprese in stile amatoriale, pochi interpreti (e sconosciuti), qualche spauracchio sparso quà e là e il risultato è un film clone (del clone del clone) di quell’ormai celebre The Blair Witch Project. Ma pagato lo scotto di scelte azzardate, l’autore e regista indiano torna sul mercato con una nuova produzione Blumhouse/Blinding Edge Pictures: SPLIT. Non temete. Dimenticate ciò che è stato e preparatevi ad assistere a un film straordinariamente folle. Kevin (James McAvoy) ha rivelato alla sua psichiatra, la dottoressa Fletcher (Betty Buckley), 23 personalità. Ma una, la più terribile, è ancora nascosta, in attesa di materializzarsi e dominare su tutte le altre. Dopo aver rapito tre adolescenti guidate da Casey (Anya Taylor-Joy, The Witch), ragazza molto attenta ed ostinata, ha inizio una lotta all’utlimo sangue per la sopravvivenza, sia nella mente di Kevin che intorno a lui, mentre le barriere delle sue varie personalità cominciano a distruggersi e far spazio alla Bestia.
Un budget consistente e un cast di elevatissimo livello (James McAvoy, Betty Buckley, Anya Taylor-Joy), messi al servizio di una sceneggiatura, scritta dallo stesso Shyamalan, a dir poco ottima permettono al cineasta indiano di fare il suo ritorno sulle scene in grande stile. Il film è un thriller psicologico a tinte cupe, con fugaci rimandi all’horror, che gioca su un costante ed equilibrato cambio di personalità che consente sia a McAvoy di mettere a dura prova le sue capacità attoriali, sia al pubblico di restare estasiato da una messinscena tanto schizzoide quanto assolutamente lucida: sembra di essere su un treno in corsa guidato da un uomo, tanto pazzo quanto “speciale”, che, manovrando con astuzia le diverse direzioni, ci lascia captare la tensione e il senso di disorientamento percorrendo 23 diversi binari prima di sfrecciare su quello che ci condurrà al capolinea, l’omicidio. Quasi totalmente girato in interni, SPLIT è un film che, in un modo del tutto originale e con sapiente utilizzo di alcuni cliché, recupera i temi centrali del cinema di Shyamalan: l’attenzione per il diverso, l’esplorazione del lato più profondo dell’animo umano, persino il concetto di bestialità.
Il film, caratterizzato da una forte presenza di humor nero misto a efferatezza, e alla magistrale interpretazione di McAvoy, coadiuvato sul set dalla già nota Taylor-Joy, si mostra come un lavoro in cui nessuno, vittima o carnefice, ha la meglio sull’altro. Ancor meno ciò avviene nella persona di Kevin. SPLIT può essere definito un orrore mentale, perché questo è ciò che Shyamalan vuole mostrarci: sin dove l’essere umano può essere capace di spingersi. E lo fa con maestria e originalità.
Bentrovato, M. Night!