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Pronti, partenza, via. Città del Messico, il Giorno dei Morti. Piazze piene, gente in maschera, una copre il volto di Bond. Lui e la bella messicana senza nome. La macchina di Sam Mendes si muove sinuosa, discendendo e fluttuando a mezzo metro da terra, alle loro spalle. Un unico piano sequenza morbido, portentoso, scorsesiano, che accompagna la spia e la donna sulle scale, in ascensore e poi su, in una stanza d'albergo. Ma non c'è tempo, non ancora. Questo mondo suadente e ruffiano accelera, romba, scoppia, esplode. Va in pezzi. Bond saltella sui tetti, Bond va di mitraglia, Bond rimbalza, precipita e atterra come uno yo-yo mentre tutto intorno implode. Bond prende l'elicottero. E stop. L'inizio è entusiasmante.
I titoli di testa di più. Parte Writing's On The Wall di Sam Smith, la Bond Theme, ed è tutto un gioco di ombre, di donne e fantasmi che appaiono e scompaiono, si creano e si disfano, sulla punta dei tentatoli di una misteriosa piovra. La piovra è il nemico N° 24 da che 007 sta al cinema. La piovra è un'organizzazione terroristica chiamata S.P.E.C.T.R.E. che si muove sullo scacchiere globale provocando attentati e incassando commesse.
Stavolta c'è più di un McGuffin e meno di un sottotesto. A farla breve, è un programma di sorveglianza mondiale che Bond dovrà sventare, con tanti saluti allo scandalo NSA e all'ossessione della società panottica. Peccato che questa strizzatina d'occhio al mondo reale non sia contraccambiata. La realtà rimane al suo posto.
E il film? Un ricco giocattolone non c'è che dire. Divertente e spericolato, con il classico repertorio di fughe, flirt, humour e scazzottate felicemente eseguito. Ci sono tutti i cliché della saga e i gadget come l'orologio-bomba e le Aston Martin e il Vodka Martini. "Agitato, non mescolato", come questo film che passa dal Messico all'Italia, dall'Austria all'Africa, con frenesia ma poco cuore e cervello. Se il cupissimo e vibrante Skyfall resta il Bond più vicino a Sam Mendes, Spectre è il capolavoro del suo pilota automatico: un esercizio virtuoso e a tratti nostalgico di eccellenti stunt, coreografie esasperate e spassose distruzioni. Un giro del mondo per allegri piromani che tra scene ammiccanti, battute taglienti e prove di sopravvivenza impossibili non incendia né scalda mai. Giudizio valido anche per la performance di Daniel Craig: l'atleta c'è, l'attore meno.
Le scene girate a Roma non sono affatto male e nemmeno immuni dall'effetto esotico e vagamente posticcio che fanno le location di casa quando finiscono in un film hollywoodiano. La Bellucci? Appena due pose, che è il meglio che le abbiamo visto fare da molti anni a questa parte.
Christoph Waltz è ai suoi livelli di cattiveria standard, mentre l'algida e antipatica Lea Seydoux è la vera controparte del film: innocente e corrotta insieme, è più di una Bond Girl e oltre la femme fatale. Ha carisma e sensualità da vendere. E se fosse lei la Bond di domani?