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Una scena del film
Abbandonata dal marito, la bella messicana Florentia (Paz Vega) decide di lasciare la terra natia per tentare miglior sorte negli Stati Uniti. Insieme alla figlioletta Cristina (Victoria Luna, Shelbie Bruce) rimane ovattata per sei anni nella comunità latinoamericana di Los Angeles. Poi, costretta dalle ristrettezze economiche, affronta un timido approccio con l'integrazione: fare la governante in casa Clasky sarà il "suo primo ingresso in un Paese straniero". Padre amorevole e marito modello, lo chef John Clasky (Adam Sandler) deve combattere quotidianamente con le ansie e l'egocentrismo della moglie Deborah (Téa Leoni), incapace di stabilire un rapporto sereno con lui e i due figli. Le barriere linguistiche, le differenze culturali e l'entusiasmo dilagante di Cristina di fronte al lusso di casa Clasky acuiranno le difficoltà d'inserimento per Flor, impossibilitata a dimenticare le sue origini. Commedia agrodolce scritta e diretta da James L.Brooks (Voglia di tenerezza, Qualcosa è cambiato), Spanglish - termine con cui viene indicata la commistione linguistica di spagnolo e inglese, dialetto parlato da circa 40 milioni di ispanici che vivono negli States - si sviluppa prendendo le mosse dal ricordo di Cristina, figlia della protagonista, ora in procinto di iscriversi all'università. Forte di un'interpretazione corale più che discreta - Paz Vega è tanto bella quanto genuina, Adam Sandler teneramente imbolsito e Téa Leoni un vulcano inarrestabile - il film dimostra ancora una volta quanto la maestria dello sceneggiatore James L.Brooks prevalga sull'anonimità del regista James L. Brooks: ricercatezza e tratteggio cristallino nella fisionomia dei personaggi (a tal proposito, un eccellente Cloris Leachman presta il volto ad Evelyn, mamma giovialmente alcolizzata di Deborah) hanno la meglio su una direzione d'insieme decolorata e priva di qualsivoglia slancio. Terribilmente fastidioso il doppiaggio riservato alla giovane Shelbie Bruce, eccessivamente enfatico quello per Téa Leoni.