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Chi è Guido Catalano? Guru 2.0, radunatore di folle, oratore e soprattutto “poeta professionista da ventimila copie vendute”. Chi si fosse perso il profluvio lirico e monodico di questo rapsodo contemporaneo, autore di sillogi come “Ti amo, ma posso spiegarti”, può recuperare tramite Sono Guido e non Guido, purissimo mockumentary di Alessandro Maria Buonomo, presentato al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile. Dietro le strepitose doti da performer di Guido, dunque, il doc svela l’esistenza di un fratello gemello, Armando, affetto da una curiosa sindrome di Kräftor, nota comunemente col nome di reversofonia, che gli fa pronunciare le parole al contrario; una situazione che, per forza di cose, ha inibito lo sbocciare di Armando e ha permesso la parallela fioritura di Guido, impareggiabile comunicatore e “utilizzatore finale” dei testi composti dal fratello.
Opera irrisolta, a tratti divertente ma dispersiva, - venti minuti in meno avrebbero giovato al risultato finale, - Sono Guido e non Guido rincorre l’ambizioso tentativo di ritrarre quella zona di confine entro la quale sguazzano, oggi più che mai, personaggi sbruffoni, bizzarri e irregolari, in perenne bilico tra l’imbonitore e il puro commediante, il serio e il faceto, il trash e pretese di arte popolare. In questo senso, forse, la riflessione eterna sul tema del doppio trova una sua ragion d’essere, ma senza riuscire ad affondare il coltello nella piaga grazie a una comicità folgorante e caustica. A conti fatti, il modello tracciato da Woody Allen con Zelig sembra ancora irraggiungibile.