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La voce delle donne alla Mostra di Venezia. Quella di Soni, giovane poliziotta della sezione criminale, arriva dall’India.
Una voce chiara, ben definita, senza tremiti per dire in maniera netta che i tempi sono maturi per un cambiamento radicale anche in un paese in cui appartenere al genere femminile non è un vantaggio.
Soni è una tosta, usa le maniere forti e non si lascia intimidire da nessuno. Se per strada qualcuno supera i limiti nell’approccio è pronta a menar le mani, e non meno decisa è nelle relazioni con i colleghi.
Intuitiva, acuta, attenta ai particolari, sa dare il giusto indirizzo alle indagini anche scontentando i superiori. Insomma, una ragazza dei nostri giorni perfettamente consapevole del proprio ruolo all’interno della società.
Può sorprendere che una tale irruente poliziotta viva a Delhi e non a New York o Parigi, ed è però squisitamente un problema di chi guarda a un paese come l’India dal punto di vista di chi certi diritti li da per acquisiti.
Soni spicca perché combatte una battaglia di affrancamento che dalla metropoli indiana deve trovare il modo di allargarsi alle province, alle campagne, ai villaggi rurali.
Zone in cui la piaga della violenza generica e degli stupri ai danni delle donne è più frequente e difficile da combattere. Per questo lotta pubblica e privata di Soni lascia il segno e apre la strada alla speranza.