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Smoke Sauna - I segreti della sorellanza
Contea di Võrumaa, Estonia meridionale. Nel cuore della foresta, in una casa di legno, sorge una piccola sauna a fumo. Cullate dai vapori roventi, cinque donne vi entrano. Si spogliano. Si stendono, si confessano. Pelle su pelle piangono, ridono, si sostengono, si versano acqua, si medicano, si spargono unguenti, si accarezzano a colpi di ramoscelli di betulla.
Nel semibuio vaporoso si riscrive subito un tempo altro, si costruisce come per incanto un’intimità forse fuori proibita, sicuramente insperata: nella complicità femminile e femminista il riserbo evapora ed emergono traumi, ferite, molestie, stupri, umiliazioni, violenze fisiche e psicologiche. Sessualità, affettività, maternità, aborto, famiglia. Le radici del dolore sono comuni, la cognizione sempre diversa e sempre tremenda, solo di rado ridicola.
Ma la sorellanza non è solo ricomposizione prima e condivisione poi del trauma, non è solo necessità di catarsi: si estende al presente, scandisce una quotidianità che ricalca l’armonia dei cicli naturali. Dopo le ore di sauna al chiuso, tutte le donne condividono all’aperto i bagni nel lago ghiacciato, il cibo, i canti intonati distendendosi sui prati.
È la comune al femminile per l’esordiente Anna Hints che replica l’esperienza della sauna a fumo vissuta da giovane con la nonna, in un doc fino alla fine in equilibrio tra intimità e oggettività, tra compartecipazione al dramma e riserbo distaccato.
Merito anche di una scacchiera visiva alternata che paragona il dettaglio anatomico (cosce, seni, fianchi, scapole, capelli, piedi) con quello naturale (le foglie che danzano sui tetti, il fumo dei camini al vento, il ruscello visto dai vetri, i rami che sorreggono gli alberi). Nudità non come eros, ma come liberazione dai soprusi. Regia che è documentazione, ma anche compartecipazione ed elevazione.
Ad aggiungere tasso estetico e un certo alone misterico ai piani, ecco la fotografia chiaroscurale, quasi – ci si perdoni l’iperbole –caravaggesca di Ants Tammick: nella semioscurità, scolpisce, rischiara, perfino idealizza in un bianco vivido i corpi burrosi, butterati delle donne, ma senza scabrosità.
Ne viene fuori un’opera fisica e psichica, intenerita e mistica – giova ricordare che l’Unesco considera la tradizione della sauna a fumo patrimonio immateriale dell’umanità -, che sotto l’immediata coltre melò nasconde una profonda, lucida indignazione civile.
Un esordio quello di Hints, premiato per la regia al Sundance (sezione Word Cinema Documentary) e per un frangente pure in predicato di Oscar (Smoke Sauna ha rappresentato l’Estonia ai prossimi Academy Awards, ma ha mancato l’approdo alla quindicina), tanto più pregevole se si considerano, non tanto come si è scritto, le facili affinità liberatorie con la sala cinematografica, quanto le difficoltà tecniche di dover girare spesso per ore a temperature roventi in un luogo chiuso, stretto, stipato, scarsamente illuminato.
Eppure tra l’acqua e il fumo, prende corpo un piccolo inno alla femminilità dentro un inno al cinema, rischiaratore di caverne. Fisiche e mentali.