PHOTO
Smile 2 © 2024 PARAMOUNT PICTURES
È un film per certi versi spiazzante. Un sequel concepito quasi come uno spin off, in cui labili fili lo collegano ancora al capostipite. L’originalità è il merito più vistoso di Smile 2 di Parker Finn . Ma non necessariamente il più grande. A suo encomio va riconosciuto che è anche un film serio. È dunque un horror, un sequel oltretutto, che anziché sedersi tranquillo sulle fortune del primo (comunque riuscito numero uno), se la gioca senza aiutini. Ricominciando la partita dallo zero a zero. O quasi.
Nel prologo, in effetti, ritroviamo una delle ultime vittime del parassita demoniaco che si nutre della mente dell’ospite fino ad annientarlo e “suicidarlo”. È armato, l’infetto. In una sequenza concitata, che sembra ricavata dal cinema crime di periferia, cerca qualcuno di cui vendicarsi. Come? Trasferendo lo sgradito inquilino nella mente di quell’altro. Il piano è pieno di buchi e ovviamente prende una piega sgradita ma tutt’altro che inaspettata. Non diremo di più.
Stacco. Epifania di Drew Barrymore, incorniciata dal 16:9 nel ruolo di sé stessa: è il The Drew Barrymore Show, il programma che l’attrice conduce da anni per la CBS. Il classico talk americano con ospite in studio e pubblico plaudente a comando. Gli onori stavolta sono per la pop star Skye Riley, un incrocio tra Ariana Grande e Miley Cyrus. Pronta a tornare in pista con un mega tour mondiale dopo un anno lontana dai clamori, tra percorsi fuori dal tunnel (della droga) e voli in macchina oltre il guardrail, dove lei ha avuto il miracolo e il fidanzato, un attore, ha trovato invece la morte. Cicatrici visibili, invisibili.
Esaurito il cameo della Barrymore, le luci sono tutte per lei. Che ripaga. Naomi Scott è un portento. Classe 1993, attrice e cantante britannica dai tratti misti, origini indiano-ugandesi. Carisma e bravura da vendere. Parker Finn può tranquillamente cucirle addosso il progetto. Che da questo momento in avanti prende una piega meno alla Star is Born e più alla Vox Lux . Un dramma psicologico a tinte horror nell’ambiente dello star system musicale.
Senza aggiungere altro spoiler diremo solo che la lenta e faticosa risalita di Skye sarà una fatica di Sisifo quando dovrà scontrarsi con il principe dei suoi demoni. In questa provvida (per il film) altalena tra due domini dell’irrealtà – quello dello spettacolo e quello degli spettri – la giovane donna è il pendolo e il pozzo, l’agente e l’agita di un mondo abbagliante e glitterato, minaccioso e nerissimo, mentre tutto intorno perde definizione, apre un varco, prepara un’intrusione. Resistono i jumpscares, certo, ma Finn non ne fa ridondanza, usandoli piuttosto per far esplodere bolle di tensione che per piazzarne qualcuna. In questo Smile 2 differisce dal primo, nel ricombinare l’effetto e la causa, curando maggiormente qui la seconda. Ovvero la storia.
Operazione per certi versi affine a quella coeva e ben più acclamata di The Substance : anche qui l'horror serve da sismografo delle fragilità. E usa il palcoscenico, il retro-mondo dello spettacolo, come spazio di rivelazione di malesseri che divorano, rovescio di sorrisi finti e lustrini, altrettanto feroce e mostruoso.
Come gestire le pressioni della celebrità? Come coniugare chi siamo e quel che dovremmo essere? Come sopravvivere ai traumi che si nutrono delle nostre paure, delle debolezze di cui pure abbiamo un disperato bisogno per restare umani? In queste e in altre domande si arrovella Smile 2, che gioca di contrappasso fin dal titolo rivelando il proprio tarlo depressivo oltre il ghigno alla Jack Torrence, marchio di fabbrica della saga (e il fatto che sia Ray Nicholson, l'attore figlio di Jack Nicholson, a prestarsi alla macabra posa è anche un’eccellente trovata del marketing).
Al centro l'ennesima figura femminile lacerata, dipendente, autodistruttiva. E l'autolesionismo come solo, possibile sbocco. Insomma, in questo annus horribilis di presunti e fallimentari blockbuster, l’horror riscopre la vitalità dei tempi migliori.
Che poi siano quelli bui è, al più, affar di viventi. Il cinema, almeno, ci sta dicendo qualcosa.