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Smetto quando voglio
Meglio ricercati che ricercatori? Prodotta da Matteo Rovere (Ascent Film), Domenico Procacci (Fandango) in collaborazione con Rai Cinema, Smetto quando voglio è “La” commedia dell'anno: il 2014 è appena iniziato? E chi dice che non rimarrà tale fino al 31 dicembre?! Protagonista Pietro Zinni (Edoardo Leo), 37 anni, ricercatore geniale, ma colpito dai tagli all'università e licenziato: come sopravvivere? Mettendo insieme una banda con altri ex ricercatori ridotti ai margini della società: tutti per uno, uno per tutti, le dotte competenze in macroeconomia, neurobiologia, antropologia, archeologia, etc. verranno sintetizzate nella migliore smart drug mai messa sul mercato. Della serie, quando lo spaccio ti salva la vita, meglio, ti salva dalla precarietà?Con un occhio confesso a Breaking Bad e The Bing Bang Theory, l'esordiente 31 enne Sydney Sibilia confeziona la commedia che da tanto tempo avremmo voluto vedere entro gli italici confini: fotografia fluo e acida, dialoghi forbiti e auto dissacranti, l'umorismo annodato a doppio filo alla precarietà, la fuga dei cervelli non più dal Bel paese, ma dalla legalità. E, poi, gli attori: a parte Edoardo Leo, qui convincente e senza il quale – Sibilia dixit – il film non si sarebbe fatto, non ci sono i soliti noti di dubbia efficacia (e qualità), ma una sporca mezza dozzina di diffusa bravura, da Valerio Aprea a Paolo Calabresi, da Libero De Rienzo a Stefano Fresi, da Lorenzo Lavia a Pietro Sermoni e Sergio Solli, con Valeria Solarino per la quota rosa e Neri Marcorè in sfregiato cammeo. Punto forte la scrittura – con Sibilia Valerio Attanasio e Andrea Garello – Smetto quando voglio si traduce in regia con “Inizio come voglio”: ironia sociale, impegno incivile, ottimismo della volontà precaria. Sì, quasi stupefacente.