PHOTO
L’estrattore di sogni di Inception, Dominic Cobb, disse che “i sogni sembrano reali fino a quando ci siamo dentro…solo quando ci svegliamo ci rendiamo conto che c’era qualcosa di strano”. Quante volte, infatti, un sogno ci è parso talmente lucido da avallare i più impensabili avvenimenti, sino ad avere la sensazione di poter controllare quel mondo immaginario costituito dalla realtà che conosciamo o da ricordi e sensazioni dimenticate. Tale meccanismo è animato dal subconscio, la parte del pensiero che agisce al di fuori della coscienza e fa sì che i sogni risiedano nella loro dimensione simbolica. Il nuovo fantasy Netflix, Slumberland - Nel mondo dei sogni di Francis Lawrence, si appiglia al variegato concetto dell’inconscio per farne scenario narrativo.
La giovanissima Nemo (Marlow Barkley) vive con il padre Peter (Kyle Chandler) in un faro immerso nell’Oceano Pacific. Quotidianità idilliaca fatta di un sereno tran tran e dal serale racconto di rocambolesche avventure popolate da personaggi spericolati. Ma la tranquilla esistenza di Nemo verrà sconvolta dall’improvvisa scomparsa di Peter, disperso in mare, e dal conseguente trasferimento in città nell’asettica casa dello zio Phillip (Chris O’Dowd). Nonostante le buone intenzioni e l’impegno profuso, l’impacciato Philip non riesce ad entrare in completa sintonia con la ragazzina, la quale a fatica si barcamena con la sua nuova routine scolastica e familiare. Una notte però, mentre dorme e sogna, riesce a trovare la mappa segreta di Slumberland, macrocosmo fantastico in cui i sogni prendono vita. Accompagnata dal “fuorilegge” Flip (Jason Momoa), un pò cialtrone e un pò satiro dotato di corna d’ariete, e il caro maialino di pezza animato, Nemo e gli altri due compagni intraprenderanno un viaggio incredibile, cavalcando fervidi vagheggiamenti e cercando di fuggire dagli incubi, con la missione ultima di riuscire a ritrovare suo padre in questo universo che tanto aveva descritto nelle sue favole della buonanotte alla figlia.
Liberamente tratto da Little Nemo, strisce a fumetti create da Winson McClay pubblicate sul New York Herald agli inizi del Novecento, divenuto popolare per la grande ricercatezza tecnica ed argomentativa; il film, sceneggiato da Michael Handalman e David Guion, trae dal modello originario (a sua volta ricalcante l’opera di Carroll più iconica, Alice nel paese delle meraviglie) l’atmosfera onirica dove il sogno trascende, esistendo lontano della realtà e divenendo campo di riflessione e funzionamento. Nemo, rifugiandosi nel surreale, troverà il modo di elaborare il proprio lutto attraverso un cammino catartico che la porterà a salvare sé stessa e (non molto) inaspettatamente qualcuno incapace da tempo di sognare.
Impostato come una specie di videogioco vivace, multicolor, colonizzato da bizzarri “abitanti” e concepito su più livelli da "sbloccare" trovando porte o corridoi magici, Slumberland - Nel mondo dei sogni è visivamente accattivante e riconoscibile nell’estetica di Lawrence (regista, tra gli altri, della saga di Hunger Games). Sequenze suggestive, estremamente fantasiose e ben computerizzate mixate a risvolti teneri, emozionanti ed un semplice umorismo. Più di due ore che rispecchiano anche alcune caratteristiche del buon prodotto Netflix: inclusività, trasformando Nemo da bambino a bambina, ad esempio, e qualche elemento di prevedibile sinossi.
Buono, ma non buonista, il film è un’esortazione ad immaginare, attività troppo spesso dimenticata nell’era dell’ipertecnica visuale, ed insieme confortante rivelazione: basta lasciarsi cullare dai sogni per riabbracciare chi purtroppo non c’è più.