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Un virus minaccia il pianeta Terra. Non c’è che dire: non difetta in tempismo Skylin3s, film d’apertura del 20° Trieste Science+Fiction Festival. Chiaramente non siamo di fronte a un instant movie: si tratta, invece, del capitolo conclusivo della trilogia inaugurata dieci anni fa da Skyline dei fratelli Strause e proseguita nel 2017 con Beyond Skyline, diretto come quest’ultima puntata da Liam O’Donnell.
Qualche anno dopo gli eventi narrati nel secondo capitolo, ci ritroviamo sull’orlo della catastrofe: già biologicamente alterati così da poter convivere in pace con gli umani sulla Terra, i Piloti stanno tornando alla loro originaria natura predatoria proprio a causa di un virus. Per salvare l’umanità, i militari arruolano l’eroica capitana Rose Corley, l’unica al mondo che può contrastare gli invasori alieni.
Come la maggior parte della popolazione, Rose Corley è un’ibrida: un po’ umana e un po’ aliena, dotata di superpoteri ma costretta a continue trasfusioni di sangue per fermare il processo d’invecchiamento. Per salvare il nostro mondo, si deve invadere il loro pianeta, Cobalt 1: e bisogna fare tutto in sole 72 ore.
Difficile, in questo momento storico, non intercettare nella visione degli alieni mietitori, pronti a spazzare via l’intera popolazione terrestre, la configurazione di un nemico ingovernabile e fuori dalla nostra portata. E in Skylin3s il virus appare ancor più crudele: non solo contagia e uccide gli alieni (quelli buoni, che abitano sulla Terra), ma li trasforma programmandoli in invasori con l’obiettivo di depredare le risorse del pianeta.
È tipico della (migliore) sci-fi trasfigurare il senso di un’inquietudine che interroga le nostre paure ataviche, ancor più in un tempo cupo come quello che stiamo vivendo, così simile a uno dei tanti disaster movie a tema “contagio incontrollabile”. Certo, il genere attenua l’ansia e privilegia vivaddio l’intrattenimento, benché la tensione non sia sempre alle stelle e l’andamento non discosti Skylin3s da un canonico seppur godibile b-movie.