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A fronte del fallimento - di gradimento, ricezione, contatti - di molte delle serie che sono arrivate nel corso degli anni, l’universo Star Wars dovrebbe aver imparato che quelle che funzionano e colpiscono nel segno sono quelle in cui, anziché affrontare direttamente la mitologia creata da George Lucas, si preferisce lavorare sulle atmosfere della saga, sui suoi riferimenti culturali rielaborati. È successo così per The Mandalorian, in parte per Andor, è così per Skeleton Crew, l’ultimo epigono per il piccolo schermo, online su Disney+ dal 3 dicembre per otto episodi che termineranno il 14 gennaio.
Creata da Jon Watts (regista anche di un paio di puntate) e Christopher Ford, i quali hanno scritto la gran parte degli episodi, la serie racconta di un gruppo di ragazzini che vivono in un pianeta tranquillo e ordinario. Uno di loro, Wim, vorrebbe diventare un Jedi, ma il suo sogno è visto come una fantasticheria infantile da parte degli adulti; quando però, assieme al gruppo, trovano un’astronave sepolta si troveranno catapultati in un’avventura più grande di loro. Skeleton Crew sfrutta abilmente l’ondata nostalgica che ha portato a un’invasione di prodotti e opere che ricamano sugli anni ’80, per riproporre le avventure pre-adolescenziali di film come I Goonies o Explorers, basate sul contrasto tra la banalità suburbana della vita quotidiana (e la boriosità del mondo adulto) e i mondi immaginifici dell’avventura.
Qui, l’immaginario da riscoprire è quello dei pirati, incarnati da Jude Law nei panni del capitano Nawood, un uomo affascinante e pericoloso, capace di usare la Forza, che condurrà i ragazzini in imprese magnifiche con l’obiettivo (forse) di ricondurli a casa. L’idea quindi di prendere L’isola del tesoro e di tradurla in una space opera, come fece senza successo Disney nel sottovalutato Il pianeta del tesoro, è vincente, come anche è molto gustoso il tratteggio della civiltà di At Attin, ricalcato sui cliché dei teen-movie con l’aggiunto di specie aliene e droidi, permettendo alla serie di giocare sul fatto che per ognuna delle civiltà, l’altra rappresenta una leggenda fantasiosa.
Ma, al di là dell’ottimo lavoro di world building, Skeleton Crew centra il bersaglio perché usa lo spirito di partenza per gettarsi nella pura avventura, quella che permette a chi guarda di sognare o tornare bambino, dosando con sapienza e gusto umorismo e azione, cura dei personaggi e lavoro sugli attori, tenendo (non troppo) sullo sfondo le ambizioni epiche di lavori come The Book of Boba Fett o Obi-Wan Kenobi, che non hanno saputo trovare il modo giusto per adattarsi allo streaming. Watts, Ford e gli altri collaboratori hanno invece saputo riprendere il gusto del serial nella sua forma più limpida e tradurlo nella gioia dei ragazzi di giocare alle avventure in giro per l’universo.